COX18: by the people, for the people
(by Thomas Robin)
FILMATI UNISIN INIZIATIVE E MANIFESTAZIONI
Iniziative e manifestazioni del sindacato UNISIN
CESARE BERMANI – 25 APRILE 2020
25 APRILE 2020
Cos’è stata la Resistenza? Molto realisticamente l’azionista Ferruccio Parri ha scritto: “Rifiutiamo per noi le penne del pavone. Sono gli Alleati che hanno sconfitto il nazismo e la sua triste appendice fascista. Dietro di essi abbiamo vinto anche noi. Non è stato un miracolo, ma è stato il riscatto di fronte al mondo ed all’avvenire dell’onore nazionale; e questo riscatto, pagato col dono così grave del sangue più generoso, resta una cosa grande nella storia di un Paese che pareva civilmente e moralmente paralizzato dall’inquinamento fascista”.
I resistenti speravano che l’Italia sarebbe stata radicalmente diversa dal regime fascista. È stata diversa ma non radicalmente diversa.
Fin quando esisterà il capitalismo vi saranno crescenti diseguaglianze, sconvolgimenti climatici, distruzione della natura e continue pandemie, di cui il Covid-19 non è certo l’ultima.
Le migliaia di ragazzi morti nella Resistenza sono state le avanguardie di una lotta per un mondo umano che è ben lungi dall’essersi conclusa.
Dimostriamoci degni di loro.
Cesare Bermani, 24 aprile 2020
Notizia n. 5
Notizia n. 5
Il 22 gennaio 2009 un nutrito contingente di forze dell’ordine procedeva allo sgombero del Centro Sociale COX18, saldava le porte della Calusca e dell’Archivio Primo Moroni e chiudeva, con una lastra d’acciaio, il portone del centro sociale.
In breve la città rispondeva con una massiccia presenza di persone attorno il cordone di poliziotti e carabinieri che isolavano quel tratto della via Conchetta da chiunque non fosse residente.
Le manifestazioni di solidarietà per il centro proseguirono con blocchi stradali e cortei improvvisati fino a sfociare nella grande manifestazione di sabato 24 gennaio 2009 quando più di 10.000 persone sfilarono per la città a reclamare l’esistenza di un luogo, ma ancor più a difendere il diritto all’autodeterminazione.
È da tempo che la radicalità delle espressioni di lotta dalla Val Susa alla base NATO di Vicenza, dal MUOS di Niscemi alle occupazioni di Roma, dalla discarica di Terzigno ai lavoratori delle braccia di Rosarno, tentano di far emergere, nel conflitto e nell’autodeterminazione, una nuova idea di città e dei territori.
La risposta a queste manifestazioni è sempre e solo di un tipo: la forza pubblica e il tribunale.
Il diritto moderno regolatore dei conflitti, a braccetto col gendarme, pare essere l’unico ad avere – ancora – delle parole a disposizione; in ogni caso ha sempre lo stesso obiettivo: rompere la solidarietà che si crea attorno alle lotte, impedire che queste siano comunicative e creino relazioni.
Prossimamente, infatti, davanti al gup, per quelle manifestazioni, giovani compagni si troveranno di fronte alle stesse parole di sempre: “ordine pubblico”, “interruzione di pubblico servizio”, financo “rapina”, “devastazione”, “saccheggio”. Rompicapi accusatori, costruiti in modo strumentale e strategico allo scopo di identificare i “colpevoli”, per guidare il giudizio.
Ma chi vive i territori sa che la presenza, il mutualismo e la solidarietà sono tra le poche armi a disposizione per resistere e per provare a cambiare. Non a caso le pratiche di autogestione solidale si diffondono nonostante tutto. Vale, per inciso, notare che l’apparente discontinuità nella gestione politica della città nulla ha mutato nel problema come nella modalità di soluzione.
COX18, la Calusca e l’Archivio Primo Moroni rivendicano quelle giornate come proprie, come momenti di lotta e solidarietà del movimento milanese, come pratica costante dell’obiettivo che infatti 20 giorni dopo misero in atto rioccupando il luogo che da decenni animano.
Centro sociale occupato autogestito Cox 18
Calusca City Lights
Archivio Primo Moroni
Milano 14 luglio 2013
contatti: archiviomoroni@inventati.org, cox18@inventati.org
(post Luglio 2013)
MILANO NERA sfuma in GRIGIO/ROSA rassegna e concorso creativo
Cox18, Calusca City Light e Archivio Primo Moroni
presentano
una rassegna e concorso creativo aperto a tutti
dedicato a Carlo Oliva
E venne il giorno in cui al nero della notte e al giallo dell’intrigo si aggiunse il rosso della forza e della passione.
Milano, in quel tempo, era come un gorgo, neanche i colori conservavano un’identità precisa e sembrava addirittura che non riuscissero più a riconoscersi l’uno dall’altro.
Tanta era la confusione che regnava.
E fu così che il nero si schiarì, fino a coprirsi di striature di grigio.
Il giallo si confuse col rosso, fino a diventare quasi rosa. Mille sfumature dei due colori invasero allora la città, nelle sue nove zone. Lì ritrovarono i colori di un tempo, di quando le zone erano venti e le cose sembravano più semplici e chiare. Con loro cercarono di confrontarsi.
Questo sarà il nostro racconto.
Un racconto di luoghi, di passioni, di misteri e di sfumature.
Un racconto in cui la città ha le fattezze di una ruota di bicicletta, in cui l’acqua scorre sotterranea e in superficie e in cui ci si muove usando a mo’ di stampelle i binari del tram.
È un racconto caleidoscopico e tentacolare dove il giallo non è più giallo, il nero non è più nero e il rosso non è ancora rosso. Sembra un racconto ma in realtà sono molti…
Regole del concorso
I partecipanti, attraverso il mezzo espressivo da loro scelto (letterario, cinematografico, teatrale, comix, musicale, fotografico ecc.), dovranno muoversi entro le seguenti coordinate:
– Milano e le sue 9 zone sono i luoghi d’ambientazione;
– Il genere narrativo è il “nero”, nelle sue varie espressioni consolidate (sociale, economica, politico-affaristica, poliziesco-investigativa, misteri e leggende ecc.) o in nuove da inventare;
– Gli autori possono ispirarsi a fatti di cronaca nera, colorare “al nero”eventi storico-politici reali o creare situazioni nuove da inventare, frutto solo dell’immaginazione;
– I lavori devono essere preferibilmente inediti o quanto meno non ancora distribuiti.
Il genere è il NERO, i paletti da NON SUPERARE sono:
– racconto, poesia, drammaturgia o sceneggiatura: massimo 6 cartelle dattiloscritte;
– fumetto o illustrazione: massimo 5 pagine, tecnica mista;
– fotoromanzo: massimo 5 pagine;
– video: massimo 15 minuti, tecnica libera (video, pellicola, animazione);
– rappresentazione o performance teatrale: massimo 15 minuti;
– radiodramma: massimo 15 minuti;
– canzone o ballata: massimo cinque minuti;
– fotografia: massimo 10 foto.
I lavori dovranno pervenire entro e non oltre il 18 OTTOBRE 2013
all’indirizzo mail cox18noir[at]inventati.org recando sempre come oggetto “Milano Nera” o consegnati a mano il pomeriggio, dal martedì al venerdì, dalle ore 17 in via Conchetta 18.
Al termine della rassegna una giuria insindacabile premierà i lavori migliori, che verranno pubblicati e rappresentati a cura di Cox 18, Calusca City Lights, Archivio Primo Moroni.
MILANO NERA
NOVE ZONE E TANTI QUARTIERI…
Gli spunti sui territori delle 9 zone costituiscono una traccia, un’idea di come immergersi nell’atmosfera senza voler imporre una gabbia nella quale sentirsi costretti, ma solo dando dei suggerimenti su come evadere, per raccontare e muoversi liberamente tra i quartieri di Milano.
In questi stessi quartieri intendiamo, una volta finito il concorso, ritornare per presentare
le opere pubblicate.
ZONA 9
Bovisa, Dergano
dalle fabbriche al Politecnico; Luca Rossi
Affori, Comasina, Bruzzano
svincolo Milano-Meda/tangenziale sbagliata e abbandonata; Centro Iseo; le torri di Bruzzano; al Giardino degli aromi o al pascolo nei prati dell’odierno Pareto; le Ferrovie Nord; il comitato via Grazioli 14 contro la discarica; la banda Paradiso
Niguarda
le piscine del quartiere (Suzzani, Scarioni, Centro Siloe)
Garibaldi, Isola
le Varesine e la Stecca degli artigiani; la casa degli artisti e il csoa Garibaldi
ZONA 8
Quarto Oggiaro, Roserio
il finale di “Romanzo popolare”; la comunità pugliese
Certosa, Musocco
“Il fabbricone” di Testori
Fiera, Portello
via Piero della Francesca 36; la cometa di Mario Bellini per MiCo non ci fa più vedere
gli Appennini; la banda Cavallero (banco di Napoli ag. 11 – largo Zandonai)
Parco Sempione
il C.T. e la fontana dell’acqua marcia; il teatro continuo di Burri
Sarpi, Canonica
il borgo dei scigulat e Chinatown; il cinghei; “Giulia in ottobre” di Silvio Soldini;
via Montello 5 e via Cesariano 11
ZONA 7
Baggio
l’agenzia ippica di piazza Anita Garibaldi; via Nicolajevka e via Mar Nero; l’organo di Baggio
Forze Armate
la visita militare
San Siro
lo stadio, il palazzetto dello sport, il palalido, l’ippodromo
ZONA 6
Giambellino, Inganni, Lorenteggio, San Cristoforo
il suo nome era Cerutti Gino…; la casetta verde; la famiglia Morlacchi; la scuola Rinascita;
il carèllot
ZONA 5
Chiesarossa, Gratosoglio
la Conca fallata; l’osteria del Tubetto e il Ridi ridi; le torri bianche BBPR
Ripamonti, Vicentino, Vaiano Valle
Mondo beat e il campeggio in via Ripamonti; dal Pelè
Ticinese, porta Genova
l’albergo popolare; il 15 e i binari che non si incrociano in viale Tibaldi; vicolo Calusca; la ligera;
la fiera di Sinigaglia; via Torricelli 19
ZONA 4
Corvetto, Rogoredo
le white; Santa Giulia
Forlanini, Mecenate
i 3 ponti; Cascina Monluè; le bische di viale Ungheria
porta Romana, Bligny
porta Romana bella, porta Romana…; l’Usi e la Bocconi; viale Bligny 42;
piazza Trento e la prostituzione maschile
ZONA 3
Città Studi, Argonne, Viale Corsica
l’Albero fiorito; le aule occupate; le case dei ferrovieri
Lambrate, Ortica, Feltre, Cimiano
Corelli; il Gattonero e il Tribasei; Faceva il palo nella banda dell’Ortica…; INNSE;
la Volante rossa, Vallanzasca, la banda Bellini; il Casoretto
Porta Venezia
lo zoo; i bagni pubblici ; il “Bagno di Diana”; Linea d’ombra; lo zighinì
Buenos Aires, Centrale
la torre del binario 21; il fabbricone di Bianciardi; Edizioni del gallo
ZONA 2
Porpora, Palmanova, Padova, Martesana
i pirati della Martesana e i migranti di viale Padova; il San Raffaele
viale Monza
Transiti 28, Ambulatorio popolare, il Ponte della Ghisolfa-fai; il Teatro officina
ZONA 1
Castello
la May Day; i sotterranei
Monforte, San Babila
la scala del Burgy e il muretto; la rapina in Montenapoleone
Brera
via Madonnina; la chiesa sconsacrata
Magenta
casa Morigi; la colonna del diavolo; “abito al du”
Carrobbio, De Amicis
i punk gli skin i rockabilly; il bar Rattazzo; le cancellate di piazza Vetra; via Scaldatole;
il puzzle con il pavé di via de Amicis
Quando ci vuole, ci vuole.
teorie e pratiche dello scollamento
Con la manifestazione del 15 ottobre c’è stata una plateale dimostrazione del livello di scollamento che da mesi è andato aprendosi tra la gente e le istituzioni dello Stato, siano esse nella rappresentanza di governo o dell’opposizione.
È un’onda lunga, che è cresciuta, con le sue conciliabili differenze, mostrandosi a tratti, senza per questo voler mai apparire. Il sorprendente esito dei referendum sull’acqua e sul nucleare, la portata acquisita dal movimento No Tav contro l’incaponimento fuori da ogni ragionevolezza (ma non da ogni interesse) dei fautori delle grandi opere, le giornate del 14 dicembre (Roma), del 27 giugno (val di Susa) e del 3 luglio (val di Susa) segnano una traccia di questo percorso di cui il 15 ottobre (Roma), nella sua interezza non è che l’ultima tappa in ordine temporale.
La rappresentanza politica, la delega sindacale, l’ipotesi che sia possibile affidare ad altri le proprie sorti diventano pratiche sempre meno credibili; il teatrino della dialettica democratica non tiene più; lo scollamento mostra un sistema di potere percepito come sempre più alieno e la crisi economica, che è sempre di lì a finire, lascia a tutti poco margine di manovra. Lo Stato non ha credito presso quel 99% che si sta riconoscendo come tale ma anche, viceversa, ai ‘piani alti’ nessuno ha dimostrato di avere percezione di ciò che stava avvenendo ‘in basso’, nessuno aveva pensato che il 15/10 potesse avere l’esito che ha avuto (cosa che pure era abbastanza ovvia): il Ministero dell’Interno non risulta aver detto, a proposito, nulla prima benché abbia poi parlato molto, dopo.
Il 15/10 chi non ha creduto alle compatibilità del sociale con il mercato, alla riformabilità del sistema per mezzo della delega politica si è nuovamente trovato insieme. Da lì partono vari percorsi, progetti e fini, uniti soprattutto dalla consapevolezza che così non può andare avanti.
Lo scollamento lascia apparire la voragine del possibile.
La manifestazione del 15/10 ha mostrato la misura di questa voragine, ha stupito governanti e governati, maggioranze e opposizioni e finanche buona parte degli stessi organizzatori del corteo… E questa voragine aperta ha fatto paura, soprattutto a chi conta sul contributo altrui per far le cose proprie.
Di qui le reazioni abbastanza scomposte che vanno dall’auspicio di forme di delazione generalizzata all’invocazione bipartisan di norme liberticide, dove lo stato d’eccezione subentra allo stato d’emergenza. Il tutto condito da una campagna mediatica che viene in soccorso, ribadendo la divisione pretesca tra bene e male, la linea di demarcazione da non superare, come se la ferita aperta nel futuro di una generazione non contasse nulla. Una generazione, per altro, costretta a imparare, nel bene e nel male, a cavarsi dai guai senza poter chiedere aiuto a nessuno.
Quello della distinzione tra i buoni e i cattivi è un terreno di confronto che non può convincere chi c’è e sa, una proposta inaccettabile per chi ha già dato più di quanto gli viene ora richiesto e che desidera solo quanto gli spetta: prendere in mano il proprio presente e poter agire sul suo futuro.
La linea di demarcazione reale è la frattura insanabile tra chi decide e chi no, e questo, a Roma, lo sapevano tutti.
QUANDO CI VUOLE, CI VUOLE!
I pressanti inviti alla delazione nei confronti di giovani “criminali”, “teppisti”, “incappucciati” ecc. che riempiono in questi giorni le pagine dei quotidiani e i teleschermi evidenziano la bassezza morale che si accompagna, di norma, con la professione giornalistica, ma sono destinati a restare inascoltati. Scritturali, riprovate, sarete più fortunati. Sappiate comunque che oggigiorno non basta più applaudire il boia, bisogna prendere direttamente in mano la mannaia.
Egualmente, l’invocazione di leggi eccezionali (di fascistissima memoria) e le modulazioni “Law & Order” che rendono indistinguibili le voci dell’”opposizione” da quelle della “maggioranza”, evidenziano come questa accolita di scrocconi non sappia più a che santo votarsi, se non alla Benemerita. Ma nessuno può far miracoli, e anche la fiamma sul berretto, di fronte all’onda che sale, che mai potrà fare?
In un mondo dove Lor Signori seminano vento a piene mani non ci si può lamentare delle tempeste
Cox18, Calusca City Lights, Archivio Primo Moroni
NO TAV
NO TAV
SOLIDARIETÀ AI MANIFESTANTI RESISTENTI DELLA VAL DI SUSA
(post:27/06/2011)
Sugli articoli di repubblica del 18.12.2009
Milano, 12.1.2010
Quotidiano la Repubblica
all’attenzione del comitato di redazione e del direttore
Spettabile Redazione, spettabile Direttore,
il giorno 18.12.2009 il Vostro giornale pubblicava (sulla pagina nazionale e sulle pagine di Milano) due articoli di cronaca che prendono spunto dall’attentato ai danni della Università Bocconi di Milano.
Questi articoli che poco o niente aggiungono sul piano della conoscenza dei fatti compiono però un passo nella costruzione di una verità pregiudiziale facendo leva più sui nessi impliciti del ragionamento che sulle informazioni in esso contenute.
In poco più di 3000 battute, sotto il maiuscolo “S’INCONTRANO” si passa dalla F.A.I. (federazione anarchica informale) alla F.A.I. (federazione anarchica italiana) all’USI (unione sindacale italiana) al circolo del ponte della Ghisolfa, al “centro sociale Conchetta”, al Torricelli, non senza citare di Fabrizio de Andrè il titolo di una canzone del 1973.
Segue una serie di riferimenti ad un “loro” indefinito: “colpiscono”, “tornano per la loro strada”, “si nascondono”, “senza riferimenti territoriali”, “costituiscono cellule scollegate” “senza legami con un centro che non c’è” ma che avranno sempre in Milano “l’epicentro” o anche no, visto che “gli investigatori dell’Antiterrorismo milanese non escludono che chi ha colpito in via Sarfatti arrivi da realtà antagoniste di altre città”.
Dal sito di COX18 si cita un articolo (che ricostruisce la storia dell’USI dallo scioglimento imposto dalla dittatura fascista nel 1925) riprendendone solo ed esclusivamente il titolo “Saranno bocconi amari” perché “non è sfuggito lo scontro che dura da anni tra Bocconi e l’USI”.
Per finire, a corredo del testo, tre foto: il circolo ponte della Ghisolfa, la sede dell’USI e il centro sociale Cox18, con una didascalia che lascia ampio spazio all’immaginazione: “i luoghi”.
Spesso la stampa, nascondendosi dietro ad un presunto diritto di cronaca, fa uso di questo stile allusivo che nulla ha a che vedere con la ricostruzione di un evento o di una notizia ma il cui risultato è semmai quello di legittimare agli occhi dell’opinione pubblica operazioni violente e ingiustificate come lo sgombero effettuato ai danni del centro sociale Cox18 nel gennaio di quest’anno.
Non è la prima volta che incappiamo in questo modo di “non dare” delle notizie anche da parte del Vostro giornale; se restasse qualcosa dell’autonomia della testata e dell’onestà individuale e professionale dei vostri collaboratori dovrebbe essere anche l’ultima.
A noi restano più di 30 anni di iniziative culturali, politiche, sociali messe a disposizione del quartiere e della città (e organizzate con il quartiere e la città) senza finalità di profitto ma con l’attenzione e la cura che si dedicano alle cose importanti e la calda solidarietà manifestata in Italia e all’estero da migliaia di persone dopo lo sgombero.
COX18, Calusca, Archivio Primo Moroni
SARANNO BOCCONI AMARI
Lunedì 9 novembre presso il Giudice di Pace di via F.sco Sforza (giardini della Guastalla) si è concluso il processo per l’occupazione dello stabile di via Bligny, 22 che vede l’Università Bocconi ed il Comune di Milano schierati contro l’Unione Sindacale Italiana (USI). Le motivazioni della sentenza verranno depositate nel periodo natalizio.
Più di 80 anni prima, fu il fascismo (tramite decreto Prefettizio del 7/1/25) a sciogliere l’USI devastando e confiscando le sue sedi e Camere del Lavoro (per prima quella di Milano), arrestando e mandando al confino i suoi militanti.
All’indomani della Liberazione dal nazifascismo, l’U.S.I. si è ricostituita e, dopo avere avuto sede a Milano presso il leggendario Ponte della Ghisolfa, poi nel centro sociale di Via Conchetta e dopo in quello di via Torricelli, dal 1989 è da quasi venti anni in Viale Bligny n. 22, che è diventato oggi uno storico punto di riferimento organizzativo per tutto il sindacalismo di base e la cultura libertaria e autogestionaria.
In questi anni l’U.S.I. ha sempre rivendicato la restituzione del patrimonio immobiliare devastato dal fascismo e ha chiesto al Comune di Milano l’assegnazione di una sede. Per tutta risposta il Comune ha svenduto a poco più di 4 milioni di euro l’intero stabile di Viale Bligny n. 22 all’Università Bocconi e l’ha agevolata a tal punto sulle concessioni edilizie, da equipararla a scuola pubblica.
Nella sede di viale Bligny, hanno spazio i diversi sindacati di settore (sanità, poste, commercio, imprese di pulizie, precari), progetti di solidarietà internazionali (Progetto Libertario Flores Magon, che si occupa di assistenza sanitaria alle comunità indigene in Chiapas), un laboratorio teatrale, attivo tutti i giorni, che ha permesso la realizzazione di numerosi e diversi spettacoli in teatri nazionali ed internazionali.
L’Unione Sindacale Italiana, nello spazio di viale Bligny ha dato vita a numerose attività di interesse per la cittadinanza ed ha organizzato, tra le altre, iniziative di solidarietà nazionale ed internazionale, culturali, ricreative e teatrali il tutto senza fine di lucro, oltre alla normale attività di consulenza sindacale gratuita ed assemblee pubbliche su tematiche sociali quali salute, sicurezza sul lavoro, diritti civili, immigrazione ed integrazione, precariato, diritti delle donne.
Il comune di Milano, dopo una iniziale disponibilità ad assegnare una sede ad U.S.I. e a seguito di numerosi incontri, ormai propone delle soluzioni in immobili fatiscenti e situati in estrema periferia e, addirittura, si nega ai contatti telefonici.
A fronte di tutto ciò un sindacalista di U.S.I. dell’Ospedale San Paolo e persona conosciuta nell’ambito dei Centri Sociali, lunedì 9 novembre è stato condannato penalmente e civilmente ad un risarcimento stratosferico per occupazione abusiva ed un altro avviso di garanzia è stato notificato ad un altro compagno, e al segretario nazionale dell’USI in quanto rappresentante legale dell’associazione sindacale.
Non vorremmo che la sindaca Moratti, dopo aver sfilato in corteo il 25 aprile di alcuni anni fa mostrando tutto il suo essere antifascista, adesso si comportasse esattamente come il prefetto fascista che ha decretato di sciogliere USI e appropriarsi di tutti i suoi beni, che sono beni dei lavoratori.
Oggi continuare a negare la restituzione di una sede, espropriata dal regime fascista e chiedere che i suoi militanti vengano processati per aver rivendicato la dovuta restituzione è continuare ad attuare una politica “fascista” in linea con il revisionismo storico ed il revanchismo del ventennio.
Ieri come oggi, non faranno di noi un sol “bocconi”!
segreteria USI Milano
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Articolo di Marco Philopat pubblicato sul Manifesto il 17/02/2009
Ciò che succede oggi in Italia e in particolare a Milano ci pone di fronte a difficili scelte, ma non solo, ci sbatte letteralmente al di fuori dei binari su cui precedentemente correva la nostra vita. Sono nella sede dell’Unione Sindacale Italiana, un grande salone con ampie vetrate, pavimento in legno, due stufe a gas accese, belle sedie accatastate. Danio Manfredini, il noto attore e drammaturgo teatrale, sta provando il suo nuovo spettacolo. Ci abbracciamo e mi dice. “Che città di merda… Ma come fanno a non capire che questi posti sono dei doni preziosi? Ogni mio lavoro è stato concepito in questo salone, dove avrei potuto farlo? Solo qui c’è tempo illimitato e il clima giusto. Non sanno nemmeno quanti artisti sono cresciuti qui.” “Programmatori, grafici, elettricisti, infermieri…” gli rispondo io. Ci stiamo riferendo agli sgomberi o le minacce contro i centri sociali, lo stesso imminente pericolo che incombe su questo luogo. Sono giorni cruciali per la difesa della sede dell’USI, che dista meno di un chilometro da Conchetta, in viale Bligny 22, sempre nel quartiere Ticinese. La vicenda di questo stabile è il simbolo della brutale accelerazione dei progetti speculativi che coinvolgono l’intera città in vista dell’Expo 2015.
(scarica tutto)
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FIRMA L’APPELLO DA INVIARE AI VERTICI DELLA BOCCONI
A: mario.monti@unibocconi.it (presidente Bocconi)
A: guido.tabellini@unibocconi.it (rettore Bocconi)
CC: usis@libero.it (USI viale Bligny 22)
Il decreto Prefettizio del 7/1/’25 sciolse l’ Unione Sindacale Italiana (USI) confiscando e devastando le sue sedi, arrestando e mandando al confino i suoi militanti.
Ricostituitasi, l’ USI dalla Liberazione in poi, ha sempre rivendicato la restituzione del patrimonio immobiliare e dal 1989 occupa la sede di v. le Bligny 22 di proprietà del Comune di Milano.
Oggi nel 2009 il sindaco, Letizia Moratti e il presidente dell’Università Bocconi, Mario Monti si comportano allo stesso modo del Prefetto fascista.
Dapprima il Comune ha ceduto l’intero stabile di v. le Bligny 22 all’Università Bocconi, a prezzi molto inferiori di mercato (in linea col disegno di svendita del patrimonio pubblico), ha poi finanziato indirettamente questa scuola privata agevolandola nelle concessioni edilizie.
Per tutta risposta la Bocconi denuncia i responsabili dell’ USI e vuole abbattere l’intero stabile per continuare le sue speculazioni.
NON PERMETTIAMOLO
Negare la restituzione di una sede espropriata dal regime fascista e processare oggi i suoi militanti che ne rivendicano la restituzione, è di fatto la continuazione di una politica repressiva e antidemocratica.
V. le BLIGNY 22 NON SI TOCCA
Firma………………………………………………
SE TI PIACE, SCARICA LA CARTOLINA CHE RIPRENDE LA SEDE DELL’USI DURANTE LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO DEL 28 FEBBRAIO 2009 PER L’AUTOGESTIONE E GLI SPAZI SOCIALI
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NASCITA DELL’UNIVERSITA COMMERCIALE BOCCONI
L’università privata Bocconi viene inaugurata nel 1902 per volontà di Ferdinando Bocconi e dedicata alla memoria del figlio Luigi, disperso durante la guerra coloniale nella battaglia di Abba Garima nel 1896.
La famiglia Bocconi, dopo l’unità d’Italia entra a far parte dell’aristocrazia mercantile milanese con l’apertura del grande Magazzino “Aux Villes d’Italie”, realizzato all’interno dell’ex albergo Confortable , e successivamente trasformato nella sede del magazzino “Rinascente”.
L’università Luigi Bocconi, concepita inizialmente come facoltà aggregata al Politecnico da denominarsi con il termine di Scuola superiore del Commercio, e destinata alla formazione di quadri per la dirigenza economica delle aziende, successivamente alle stragi del maggio 1989 ad opera di Bava Peccaris, e la presa di distanza di Ferdinando Bocconi dagli ambienti reazionari, essa nasce come Università commerciale ispirata ai principi di libertà. Laicità e pluralismo con l’appoggio della Milano democratica e socialista.
La prima sede della Bocconi sorge su di un’area dell’ex Panificio Militare di 1.000 ceduta dal comune al prezzo di 100al mq. e situata tra le vie Statuto e Palermo. (scarica tutto)
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Due perle del giornalismo italiano – del quotidiano “La Repubblica” – sulla vicenda dell’attentato dinamitardo alla Bocconi, e successiva diffida dell’USI:
UNIONE SINDACALE ITALIANA
(sezione aderente all’ AIT)
Viale Bligny 22
20136 Milano
usis@libero.it
Al DIRETTORE Responsabile de “La REPUBBLICA”
Dott. Ezio Mauro
Alla REDAZIONE Centrale
“La REPUBBLICA” – ROMA
Via Cristoforo Colombo 90
Alla SEGRETERIA di Redazione
“La REPUBBLICA” – MILANO
Via G. D’Alessandri 11
Oggetto: rettifica a mezzo stampa degli articoli del 18/12/09 a firma Sandro De Riccardis e Massimo Pisa
Prendiamo atto, a proposito dell’attentato dinamitardo recentemente ordito ai danni dell’Università Bocconi di Milano, delle stupefacenti affermazioni del 18 dicembre 2009 contenute nelle cronache del giornale, nazionali e locali, da Lei diretto. Si tratta di asserzioni volte a ledere e oscurare la fama e la trasparenza della scrivente Organizzazione Sindacale, nonché dei suoi numerosi lavoratori iscritti nei diversi Comparti e Settori.
Le interpretazioni e i toni utilizzati nei due articoli in parola contengono inoltre evidenti inesattezze e forzature da parte di un giornalismo che senza nemmeno curarsi minimamente di interpellare gli organi dirigenti della scrivente organizzazione, ha invece raccolto e prese per buone elucubrazioni a senso unico attinte a chissà quali fonti.
Ci addolora e ci preoccupa alquanto che una testata nazionale come la Sua, fondata da Eugenio Scalfari e un tempo nota per le sue inclinazioni democratiche, abbia con tanta leggerezza trattato il “classico” tema di una puntuale “bomba milanese” – caduta guarda caso a metà dicembre di quest’anno – con il disinvolto ed irresponsabile collegamento tra il contenzioso sorto tra l’Università Bocconi e la scrivente sigla sindacale. Di certo non importa nulla ai suoi pubblicisti di spiegare al pubblico dei lettori come mai sia proprio un’organizzazione di Lavoratori (chiusa con la violenza fascista delle leggi speciali) a rivendicare da anni un diritto fondamentale non tanto nei confronti dell’Università Bocconi, ma nei confronti delle istituzioni comunali milanesi: il diritto a vedere rifusi i terribili danni procurati dalla dittatura fascista e della sua guerra! Un diritto, come ben si sa’, ad altri soggetti riconosciuto da tanto tempo…
Certamente caro Direttore di “Repubblica” l’Università Bocconi si è vista regalare dal
Comune di Milano il palazzo che ospita l’ U.S.I., non perché lo asseriscono, come
raccontano i suoi pubblicisti, gli articoli apparsi qua e là sui siti antagonisti, ma perché lo
dicono i fatti e i valori catastali dei fabbricati situati a due passi dal centro milanese:
circostanze queste che un giornalista potrebbe anche darsi la pena di indagare con più
accuratezza.
Ma poi, cosa dire del “trasferimento” che per “Repubblica” è già avvenuto della nostra Organizzazione Sindacale presso “un altro centro sociale milanese dove già ci sono le realtà più radicali del movimento anarchico milanese”? Chi ha inventato una simile fandonia e perché mai dovremmo essere trasferiti d’ufficio da “Repubblica” proprio in mezzo a quel marasma estremistico artatamente dipinto a tinte fosche dai suoi pubblicisti in articoli degni di apparire in ben altre circostanze e in ben altri giornali, magari proprio nel dicembre del 1969, a Milano. E poi ancora che cosa ci fanno sul suo giornale, a corredo di tutto quanto viene così illustrato, le fotografie della sede della scrivente Organizzazione, del Circolo Ponte della Ghisolfa e del C.S.O.A. COX18 sotto la obliqua inquietante didascalia “i luoghi”? I luoghi di che cosa e per fare che cosa? Certamente non i luoghi di una storica cultura antagonista assediata dalle speculazioni edilizie selvagge, e nemmeno i luoghi di conservazione e studio di un archivio come quello denominato “Primo Moroni” e perfino della stessa Libreria Calusca: sono ben altri i “luoghi” e gli utilizzi di questi luoghi che i suoi pubblicisti hanno suggerito ai lettori. Ebbene è proprio con queste interpretazioni che le autorità hanno tentato di sgomberare da Milano e dalla storia, come è accaduto lo scorso inverno presso il COX 18, la Memoria che ancora sopravvive: “Repubblica” vuole dare una mano accodandosi alle ricorrenti interpretazioni della destra affaristica e razzista?
È assai triste, eppure è accaduto di recente sulla stampa libera, di vedere la sua testata accomunata con quelle di un Berlusconi o di un Feltri: perché?
Nel prendere atto del discredito patito ad opera del suo giornale negli articoli sopra citati la scrivente Organizzazione Sindacale per tutelare la sua immagine, la sua onorabilità e gli interessi dei suoi Lavoratori, chiede formalmente rettifica degli articoli apparsi sul suo giornale il giorno 18/12/2009 a firma di Sandro De Riccardis e Massimo Pisa oppure, alternativamente, la pubblicazione della presente tra le sue pagine. Contrariamente la scrivente sarà costretta ad adire alle vie legali.
Cordiali saluti.
Milano, 23/12/09
Il Vice Segretario Nazionale e Coordinatore USI-Sanità
Ospedale San Paolo
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Agli articoli di Repubblica segue una risposta di Massimiliano Guareschi pubblicata sul “Il Manifesto” del 19/12/09
La sinistra milanese nel mirino del quotidiano di Mauro
«Come mai Repubblica somiglia a il Giornale?»
Sarà il Giornale o Libero ! No invece è la Repubblica . O meglio, la pagina milanese del giornale fondato da Eugenio Scalfari. Non si può che restare sbigottiti e indignati leggendo l’articolo Bombe, dediche in versi e smile di Sandro De Riccardis e Massimo Pisa: Così colpiscono i nuovi anarchici . Commentando l’attentato all’università Bocconi, i due giornalisti prima descrivono il modus operandi della Federazione anarchica informale, sigla che ha rivendicato l’azione, poi si impegnano per identificare chi ci stia dietro. E allora si imbocca la pista del sindacato libertario Usi, dal momento che tale organizzazione ha un contenzioso con la Bocconi che ne ha acquistato la storica sede, con conseguente «sfratto». Ciò è sufficiente per suggerire che i mandanti, o addirittura gli esecutori, siano da identificare proprio nell’Unione sindacale italiana. E per fornire la prova definitiva si cita un passaggio di un volantino dell’Usi, rintracciabile sul sito di Cox 18, che recita «saranno bocconi amari». Come se non bastasse corredano l’articolo tre foto, sotto la didascalia «i luoghi», che identificano, appunto, i luoghi in cui l’attentato sarebbe maturato: Il circolo Ponte della Ghisolfa, il centro sociale Cox 18, la sede dell’Usi di viale Bligny 42. No non è il Giornale o Libero . A suggerire simili ipotesi non sono De Corato o Prosperini ma due giornalisti de la Repubblica , Sandro De Riccardis e Massimo Pisa. Così, a cuor leggero, senza alcuna preoccupazione circa le ricadute sulle vite delle persone di queste pesanti quanto generiche e infondate accuse lanciate a mezzo stampa. Senza alcun rispetto per le esperienze di coloro che in questi anni foschi cercano di contrastare la desertificazione culturale e sociale di Milano, ormai ridotta a terreno di caccia per speculazioni di ogni tipo. Come l’esperienza di Cox 18, che sta lottando per sopravvivere, e non ha certo bisogno di vedere il suo nome associato ad attentati et similia. Si potrebbe aggiungere che non è certo la prima volta. Un paio di mesi fa, in occasione di una manifestazione contro il razzismo, l’unica cosa che i solerti cronisti de la Repubblica avevano notato, ed evidenziato, era una scritta su una cabina telefonica. Il fatto che a scendere in piazza fossero molti figli di migranti non appariva degno di attenzione. Vecchia sociologia. Molto meglio un bel titolo sensazionalistico su Nassirya, che avrebbe fatto la gioia dei vari la Russa. Anche in quel caso era la Repubblica e non il Giornale . Che pensare? Forse è solo una questione di sciatteria: il richiamo dello scoop o la pigrizia di chi cede alla tentazione della scorciatoia per staccare prima con il lavoro e farsi una birra. O forse c’è qualcosa di più serio, su cui vale la pena riflettere. In fondo, perché non ipotizzare che forse la Milano di De Corato e Prosperini, della Compagnia delle opere e di Ligresti in sé non dispiaccia affatto, in termini di modello sociale e culturale, all’area di riferimento de la Repubblica ? E che in fondo il problema sia solo Berlusconi, la cui presenza, per motivazioni a questo punto più estetiche che politiche, impedirebbe al quotidiano di Ezio Mauro di adeguarsi a un consenso bipartisan «sui contenuti», sulle cose da fare, a cui non si può guardare che con inquietudine.
Il pane e le rose… e la piscina
Camilla rosica… è tutto vero
notizia 0
T.G.M.
Notizia n. 0, Milano, 31.07.2008
Articoli di stampa di qualche giorno fa, ricalcando schemi già noti, hanno annunciato l’ennesima “estate calda dei centri sociali”, per i quali “si avvicina l’ora X di sfratti e sgomberi”.
In merito, possiamo confermare che la giunta comunale, con delibera del 20.06.2008, ha dato mandato ai suoi avvocati di avviare le pratiche per ottenere il rilascio dello stabile di via Conchetta 18.
Con questa nostra prima “notizia” riconosciamo pubblicamente che il CSOA Cox 18 ha commesso tre errori, imperdonabili per questa giunta di fascisti, xenofobi, voltagabbana e affaristi.
Da quando è nato, il Centro ha sempre svolto iniziative libere dai vincoli del denaro e dalla spettrale ideologia del “vincente”. È cioè un luogo in cui le attività scaturiscono da una pratica di autogestione, svincolata da ogni “cordata” paraistituzionale. Le sue scelte non sono dipese mai da quella logica utilitaristica che è andata sempre più impregnando i pori e gli alveoli di questa città, fino ad asfissiarla. Sia che si trattasse di un concerto, di un dibattito politico, di una iniziativa di solidarietà, di un film e di quant’altro è stato qui fatto. Ieri, oggi, domani.
Il Centro è cresciuto mantenendo vivo un legame con la memoria, cosa rara e di per sé trasgressiva in questi tempi che vanno controcorrente. Ha ospitato con reciproco affetto, comprensione e pazienza la libreria Calusca di Primo Moroni; e di quella esperienza conserva il mestiere, la Calusca City Lights e un Archivio unico in Italia. Da sempre, ha dato spazio a momenti di discussione e confronto che tenessero accese le “Luci di questa città”.
Infine, il terzo, è un errore di leggerezza. Il Centro si è collocato da subito in un luogo improprio. Un quartiere d’illustre storia, già proletario e malavitoso, “fiammeggiante di bandiere rosse e rossonere”, prima d’essere ricondotto a ragione (mercantile) e abbassarsi a luogo pittoresco pieno di locali in cui si “vendono vino e panini senza amore e senza memoria”, come scriveva lo stesso Primo. Dove, se va bene, i residenti storici che ancora sopravvivono prendono 500 euro al mese di pensione, quando le immobiliari valutano più di 5.000 euro a metro quadro il prezzo degli appartamenti. Mentre, a cento metri di distanza, via Tibaldi segna la nuova demarcazione con l’altro, il diverso, lo straniero.
Che la giunta delle retate contro i “clandestini”, delle cartolarizzazioni sfrenate, dell’EXPO, del “disastro dei derivati” e della chiusura di ogni spazio sociale riservi anche a noi le sue moleste attenzioni non ci stupisce né ci spaventa.
Quest’estate, come sempre, il Centro sarà aperto. Gira la mola dell’arrotino, e il vento fa il suo giro.
Il COX18 e la Calusca – una frase su un muro imbrattato e le luci della città
Il COX18 e la Calusca – una frase su un muro imbrattato e le luci della città
02 Febbraio 2018
– Milano in Movimento
31 Gennaio 2018
Il COX18 e la Calusca – una frase su un muro imbrattato e le luci della città
26 Gennaio 2018
– Milano in Movimento
– infoaut.org
Milano: Cox 18 sotto sgombero assieme all’archivio Primo Moroni
https://www.infoaut.org/culture/milano-cox-18-sotto-sgombero-assieme-all-archivio-primo-moroni
24 Gennaio 2018
– corriere della sera:
Milano, i giudici respingono il Cox 18. Lo spazio occupato è illegale
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_gennaio_24/milano-giudici-respingono-cox-18-spazio-occupato-illegale-86d9d102-00cd-11e8-b515-cd75c32c6722.shtml
(articolo del 25/01/2018)
– il giorno:
La Cassazione: il centro sociale Conchetta è illegale
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/centro-sociale-conchetta-1.3680555
– affariitaliani:
Centro sociale Conchetta: anche per la Cassazione è illegale e da sgombrare
http://www.affaritaliani.it/milano/centro-sociale-conchetta-anche-per-la-cassazione-illegale-da-sgombrare-520879.html
– lungavilla:
La Cassazione: il centro sociale Conchetta è illegale
https://lungavilla.virgilio.it/notizielocali/la_cassazione_il_centro_sociale_conchetta_illegale-54255705.html
– libero:
Milano, i giudici respingono il Cox 18. Lo spazio occupato è illegale
http://247.libero.it/rfocus/34132224/1/milano-i-giudici-respingono-il-cox-18-lo-spazio-occupato-illegale/
– city rumors.it
La Cassazione: “Cox 18 è illegale”
http://milano.cityrumors.it/2018/01/24/4285/
La cacciata di Lama. Il movimento del `77
Università di Roma, 17 febbraio 1977. Mentre è in corso il comizio del segretario della Cgil, Luciano Lama, nel piazzale della Minerva scoppia lo scontro tra studenti del Movimento e il servizio d’ordine del sindacato. Luciano Lama è costretto ad interrompere il comizio e ad abbandonare l’Università.
Un episodio che il professor Giovanni De Luna analizza con Michela Ponzani a “Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura in onda venerdì 17 febbraio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.
A poco meno di dieci anni dalla contestazione del ‘68, nel pieno della stagione della cosiddetta solidarietà nazionale che registra la collaborazione tra il Partito Comunista e Democrazia Cristiana, le università italiane tornano ad essere il focolaio di una protesta che sta per riversarsi nelle piazze con esiti drammatici.
http://www.raistoria.rai.it/articoli/la-cacciata-di-lama-il-movimento-del-77/36235/default.aspx – (Intervento di Primo Moroni al min. 29′.25″)
The Agency of an Activist Archive. The Primo Moroni Archive
Jacopo Galimberti
Independent Scholar, Berlin, Germany
http://www.inventati.org/apm/index.php?step=jgalimberti