L’ENIGMA DELLA DOCILITÀ o della servitù in democrazia

22 Febbraio 2015 – ore 17,30

L’ENIGMA DELLA DOCILITÀ o della servitù in democrazia di Pedro García Olivo

Parte Prima

Parte Seconda

I regimi liberali dell’Occidente avanzano verso un modello di gestione politica e d’organizzazione sociale definibile come fascismo democratico. Pur condividendo con i fascismi “storici” due tratti fondamentali – assenza di ogni critica e opposizione all’interno e spinta espansionistica, detta oggi globalizzazione, verso l’esterno –, questo modello possiede però due nuove caratteristiche: la de-politicizzazione della cittadinanza e la tendenza a celare le dinamiche autoritarie delegandole al suddito, che in questo modo diventa sempre più il poliziotto di se stesso, oltreché di tutti gli altri.

Pedro García Olivo nasce nel 1961 a Fuente-Álamo (Albacete, Spagna); dopo la laurea in Storia e Geografia all’Università di Murcia, si reca in Nicaragua al tempo della Contra, lavorando in cooperative di assistenza agli sfollati di guerra, mentre alla fine degli anni Ottanta è in Ungheria come ricercatore presso l’Università di Budapest. Tornato in Spagna, diventa professore liceale, praticando deliberatamente l’insubordinazione fino ad abbandonare l’insegnamento: per otto anni si dedica alla pastorizia in un villaggio dell’entroterra di Valencia ma, per problemi economici, nell’estate del 2001 torna all’insegnamento. Nell’ottobre 2010 rinuncia definitivamente all’educazione: «ho smesso di lavorare e di obbedire, dedicandomi all’esperienza “demoniaca” dell’estinzione in libertà». Fedele a un abito della filosofia antica, si considera un autore mendicante.

Di seguito, una breve traccia degli argomenti che saranno affrontati durante la presentazione-dibattito:
1) Presentazione dell’Anti-Pedagogia; critica del riformismo pedagogico; critica delle Scuole Libertarie; analisi delle pedagogie bianche interculturali contemporanee; critica radicale d’ogni forma di Scuola. Descrizione e negazione delle pratiche scolastiche “progressiste” che riproducono nel migliore dei modi il demofascismo occidentale.
2) Accenno ad alcune modalità educative non scolarizzate: educazione comunitaria indigena, educazione tradizionale in aree rurali-marginali, educazione di clan dei popoli nomadi, “scuola familiare”, educazione alternativa non-istituzionale. La Scuola e il suo Altro. Educazione senza scolarizzazione. Nemici della scuola per amore dell’educazione. Pratiche educative autoctone spazzate via dalla mondializzazione della scuola dI impianto occidentale.
3) Critica radicale delle società democratiche occidentali (che sono in crisi epistemologica, filosofico-culturale, etico-estetica, politica, socio-economica, ecologica…). Globalizzazione capitalista altericida; la scuola implicata nello sterminio planetario del dissenso e della differenza.
4) Fascismo e democrazia. Teoria del demofascismo o fascismo democratico. Dissoluzione della differenza in diversità. Il “poliziotto di se stesso” dei giorni nostri. Sull’avvento della Soggettività. La scuola del demofascismo.
5) Apologia dei margini (a proposito di indigeni, antichi pastori e persone non classificabili). I margini come spazio del vissuto (la fuga come arma). Fuga, margine e disperazione. Filosofi senza scuola e perfino senza alfabeto.
6) Critica dello Stato del Benessere. Critici, vittime e antagonisti dello Stato sociale. Critica del “lavoro sociale”. Socialcinismi (conflittualità conservatrice versus autocostruzione etica del soggetto). Critica dell’ideologia cittadinista e dei movimenti favorevoli allo Stato sociale.