06 aprile 2009
Perché il fuoco non muore. Mostra sui militanti della RAF uccisi nelle carceri tedesche
Dalle 19.00
Inaugurazione della mostra, aperitivo e proiezione del cortometraggio di Holger Meins, Oskar Langenfeld
Holger Meins – militante della RAF, morì il 9 novembre 1974 a Wittlich a seguito del nutrimento forzato nel corso
di uno sciopero della fame contro le condizioni annientanti dei detenuti politici. Fu arrestato il 1 giugno 1972
assieme ad Andreas Baader e Jan-Carl Raspe. Questi tre detenuti, assieme a Gudrun Ensslin e Ulrike Meinhof,
furono presentati dallo stato come “i capi principali della RAF“ e accusati per le azioni del maggio 1972 contro le
basi americane a Heidelberg e Francoforte. Da quelle basi militari vennero coordinati i bombardamenti contro
il Vietnam. Questi compagni furono accusati anche d’aver attaccato le questure d’Augsburg e di Monaco
nonché la centrale del consorzio giornalistico di Springer ad Amburgo e la macchina d’un giudice della Corte di
Cassazione (BGH). Con quest‘ultima azione la RAF attaccò le condizioni d’isolamento a cui erano sottomessi
i detenuti politici.
Siegfried Hausner, militante della RAF, morto il 4 maggio 1975. Partecipò all‘occupazione dell‘ambasciata
tedesca a Stoccolma il 24 aprile del 1975 per liberare 26 detenuti politici. Nel corso di quest‘occupazione venne
ferito gravemente e, benchè dichiarato incapace di poter essere trasportato, venne trasferito in elicottero da
Stoccolma al carcere di Stuttgart-Stammheim
Ulrike Meinhof – viene trovata morta nella sua cella nel carcere di Stuttgart-Stammheim l‘8 maggio 1976.
Una commissione internazionale d‘inchiesta constata: “Le affermazioni delle autorità statali, che Ulrike… si sia
suicidata, non sono state provate… I risultati delle inchieste suggeriscono piuttosto che Ulrike… era già morta,
quando è stata impiccata, e che ci sono degli indizi inquietanti che indicano un intervento da parte di terzi
nel corso della sua morte… di fronte al fatto che i servizi segreti – accanto al personale del carcere – avevano
accesso libero alle celle, attraverso una porta separata e segreta.
La mattina dell’8 ottobre 1977 vengono trovati morti Andreas Baader e Gudrun Ensslin, e in condizioni gravi
Jan-Carl Raspe e Irmgard Möller (tutti della RAF) nelle loro celle. Jan muore poche ore dopo. Subito viene
diffusa la versione del suicidio, benché si scoprono molte incongruenze nelle inchieste. Il corpo di Gudrun mostrò varie ferite ed ematomi. Queste “contusioni” vennero spiegate in parte col fatto che il corpo, dopo essersi impiccato, si fosse urtato contro degli
oggetti duri, in seguito alle convulsioni al punto della morte. Questo fatto però non si poteva dimostrare perché
gli agenti avevano “liberato” subito il corpo impiccato. Come era già successo nel caso di Ulrike, non venne
eseguito il test dell‘istamina, che poteva indicare se venne impiccata una persona viva o un corpo già morto.
Irmgard, l‘unica sopravissuta, dice: “Per noi era chiaro, non è stato un suicidio. Siamo decisi a lottare… Non
sono stata io a ferirmi” (coltellate vicino al cuore). Irmgard aveva dormito e si è svegliata durante il trasporto
all’ospedale. Dopo 21 anni di carcere è stata liberata nell’autunno del 1993. Per le sue affermazioni contro la
versione dei suicidi, venne indiziata nuovamente.
Ingrid Schubert viene trovata morta il 12 novembre 1977 nel carcere di Stadelheim (Monaco). Anche in
questo caso lo stato subito parlò di suicidio. Tutte le persone che contestarono pubblicamente la versione del
suicidio, vennero indiziati. Così la “verità dello stato”, fino ad oggi senza prove, diventava attraverso i mass-
media la verità della società.
Sigurd Debus non è stato militante della RAF, ma di un altro gruppo armato clandestino. Arrestato nel 1974,
partecipava allo sciopero della fame del 1981, per lottare assieme ai detenuti della RAF contro l‘isolamento nelle
carceri. Siccome già morto da alcuni giorni, lo stato pubblicò la notizia sulla sua morte solo il 16 aprile 1981, il
giorno in cui lo sciopero della fame venne finito. Scrisse il suo avvocato: “Tutti gli indizi ci mostrano che è stato
il nutrimento forzato nel ospedale del carcere istruttorio d’Amburgo che ha causato la morte di Sigurd Debus“.
La borghesia voleva far credere attraverso la manipolazione della data di morte che i detenuti avessero finito
lo sciopero della fame a causa della morte di Sigurd, e non per le promesse fatte da parte dello stato di abolire
l’isolamento. Lo stato non ha adempito le sue promesse. L‘inchiesta sulla morte di Sigurd non ha avuto un
risultato, perché è sparita una parte dei documenti dell’ospedale. I medici e gli agenti coinvolti nella sua morte
sono rimasti sul loro posto. Per molti compagni che avevano appoggiato lo sciopero della fame Sigurd doveva
morire perché voleva lottare assieme ai detenuti della RAF.