15 Febbraio 2014 – ore 23,00
Quasiviri + Zolle + Garaliya
ZOLLE:
Solo chi conosce la disinvoltura di un bovino mentre defeca può comprendere la genesi dei brani degli Zolle. Figli di un percorso naturale, diretti, compatti, soggetti a forza di gravità. Di impatto sicuro, con anima calda che non si esaurisce nel cadere al suolo. Neppure gli schizzi si perdono.
In questa contemporaneità, complessa e indefinita, i pezzi di Zolle affermano l’essenziale, presentandosi come solchi di terra della pianura da cui provengono. Venendo rotti, rivoltati, sbriciolati, tritati.
In alcuni episodi di chitarra (di Lan dei MoRkObOt) e la batteria si lasciano fertilizzare dai synth di Urlo (Ufomammut) e Roberto Rizzo (Quasiviri/Runi). Odori e profumi si confondono in un’unica massa sonora: Zolle.
zolle.org
QUASIVIRI:
Due italiani e un canadese, i Quasiviri,fondono math-metal monolitico con techno-calypso-kraut robotica, brutalizzano il prog e inneggiano con cori solenni, innestando melodie trapana-cervello su armonie nude e crude ma soprattutto distorte. Sono Roberto Rizzo al synth (R.U.N.I.), Chet Martino al basso 8 corde (Ronin, Pin Pin Sugar) e André Arraiz-Rivas alla batteria (Mondongo, Satan Is My Brother). Dopo “The Mutant Affair” e “Freak Of Nature”, stasera presentano al Cox “Super Human” il loro terzo disco, nonché terzo di un’ideale trilogia dedicata all’uomo e alla scoperta di sè, una sorta di romanzo di formazione in musica, come una Divina Commedia finita male, in cui si parte dal paradiso, si passa per l’inferno e si finisce al purgatorio. “Super Human” è prodotto da Bloody Sound Fucktory, HysM?, Megaplomb, Morte Records, To Lose La Track e Wallace Records.
quasiviri.com
GARALIYA:
I Garaliya (Lin MoRkObOt, Mzky) sbarcano sul pianeta Terra per divorare dall’interno ciò che da noi si chiama musica, ma che per loro è soltanto la materia prima per esperimenti di acustica organica. Brandelli di batteria jazz, schegge di mantra indiani, frammenti di min’yō giapponesi, strappati dai solchi di un disco e inghiottiti così come sono, senza ulteriori masticazioni, per cementare i suoni che gonfiano il ventre avido dei loro campionatori. E diversamente da quanto accade nelle viscere dei comuni mortali, il risultato di questo complesso processo digestivo non è un prodotto di scarto, ma un succulento conglomerato di atmosfere iperrealistiche e suoni di sintesi. Riconoscerne le componenti è il primo passo di una corretta degustazione, da condursi con orecchio e cervello nelle medesime proporzioni.