03 Aprile 2014 – ore 21,00
Il ricorso, come misura ordinaria, a personale precario nella scuola pubblica riproduce tali e quali i meccanismi di svalorizzazione, mercificazione e sfruttamento del lavoro già ampiamente praticati nel privato. Il tenace rifiuto di riconoscere il valore e l’importanza del personale precario della scuola, nonostante l’uso massiccio che ne viene fatto, infierisce sul corpo già malato dell’istituzione scolastica confermandone la subalternità alle esigenze del mercato.
La scuola del pensiero critico, dell’autonomia e delle conoscenze diventa sempre più la scuola della passività, dell’obbedienza e delle competenze, prona ai diktat di una prestazione lavorativa che non riesce neppure a garantire una vita dignitosa.
Il precario rappresenta un tassello importante in questo quadro di svilimento della conoscenza. La sua figura volutamente rompe la continuità didattica, atomizza le relazioni, produce insicurezza e mette in concorrenza gli uni contro gli altri; alimenta il disagio ed il senso di perenne emergenza di cui si nutre la società dello sfruttamento.
Alzare la testa è difficile, ma indispensabile.
(un contributo alla discussione)