SLAM X 2024 e Premio Alberto Dubito di poesia con musica

14 Dicembre 2024 – ORE 21,30

SLAMX e Premio Alberto Dubito di poesia con musica
TROPPO CINICI PER AMARCI – CERCHIAMO NUOVA UMANITA’

Finale XII Premio Dubito con: Drip Fortuna, Lenore, Vipera, ORA (presenta Davide Passoni)
Gigi Gherzi – Paolo Cognetti – Nuovi Mostri – Jacopo Benassi – Prima Alba – Jackpot – Giorgiomaria Cornelio – Mastica’Zine – Ginevra Morali – Antonio Sixty – Omaggio a Paolo Vinti – Antigone – Andrea Mitri – Gianluca Concialdi
dj Pablito el Drito

“Pensa agli altri” scriveva il palestinese Mahmoud Darwish in una poesia che abbiamo letto mille volte in quest’anno così terribile.
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri e non dimenticare il cibo delle colombe
La linea di confine verso la guerra mondiale sembra ormai superata, i segnali sono inequivocabili, ma nelle nostre città vetrina quasi nessuno se ne è ancora accorto e quelle poche voci che si ostinano a invocare la ragione etica senza badare all’istinto ombelicale, appaiono lontane e sbiadite. Città soffocate da inarrestabili ondate di turisti e inquinate da eventi mondani dominati dall’indifferenza. Un vernissage alla mattina, un pranzo di lavoro nel ristorante gourmet, una seduta di yoga prima della sfilata fashion, poi l’incontro con il famoso design, aperitivo lungo e sostanzioso, un giretto alla week della settimana per non perdere il trio islandese-africano-argentino con una performance ermetica ma coinvolgente, e per finire un concertino di musica destrutturata… Una massa di bianchi borghesi smart, o speranzosi di esserlo, si pongono in prima linea per apparire nei reel dei social, senza badare agli effetti che la tecnologia riversa sul nostro sistema cognitivo e nemmeno alle sponsorizzazioni di banche bellicose e di grandi aziende che producono armi. Sorridono mentre la guerra avanza in tutte le sue direzioni possibili. Sorridono perché sono programmati per preservare le molecole dell’egoismo e del totale disinteresse per le atrocità che vedono tutti i giorni sui loro schermi.
Non se ne può più di questo parlare a vanvera, questa inedia, questo va tutto bene, nema problema. Vivono dentro un sogno di una vita normale, cercando di tenere insieme l’eterno purgatorio in cui sono cresciuti, quello della merce e della presunta pace sociale. Ignari che un giorno potrebbe esplodere un evento devastante intorno a loro e rendere insignificante ogni appuntamento in agenda. Uno scoppio simultaneo dei nostri smartphone, una pioggia di missili perforanti con crateri da cento metri di profondità… Come sarà il mondo dopo Gaza? Che ne sarà di noi dopo che i fumogeni della propaganda di guerra si esauriranno? Oggi il silenzio sui tanti massacri in corso rappresenta il trionfo della ferocia sul presupposto stato democratico e i suoi diritti fondamentali, eppure non si trova il tempo e nemmeno le parole per descriverne l’orrore.

Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri e non dimenticare coloro che chiedono la pace

Quartieri, borghi e zone una volta popolari si riempiono di avamposti delle classi privilegiate per espellere chi non sta al passo con il “prestazionismo” richiesto, migliaia di persone con a carico anziani, fragili e malati, sono costrette a spostarsi nei più sperduti margini dell’hinterland con il cuore colmo di un odio irrecuperabile. Chi aspetta la chiamata per un lavoro di merda, rimane a casa a contare i giorni e le settimane, mentre si espone alla manipolazione cadendo nella trappola dei social, chi si dispera ma continua a lavorare per pochi spiccioli l’ora, chi molla i bambini davanti a uno schermo che spara immagini di guerra diventate per loro quasi banali, chi tenta di fare l’imprenditore e vota per partiti razzisti che promettono di deportare e magari far annegare i migranti di cui però lui ne ha disperatamente bisogno. Le persone che oggi incontriamo alla mattina presto sui mezzi pubblici chiedono pace, abitano in case sovraffollate e riescono appena a sopravvivere, ma sono loro a tenere in piedi ciò che resta dei nostri splendidi centri cittadini a beneficio del turismo di élite.
Un popolo di sfruttati che si beve come fosse acqua le narrazioni tossiche dei media, dove viene in tutti modi nascosto il sistema economico e tecnologico globale fuori controllo, con criminali di guerra che manovrano nelle più importanti sale di comando del mondo. Nelle redazioni delle agenzie di stampa c’è una diversa misurazione su tutto, così il brutale assassino del migrante da parte di una guidatrice è legittima difesa, mentre i 43.000 mila morti a Gaza non contano quasi niente. “L’operazione speciale” in Ucraina è da condannare come un’invasione, mentre quella in Libano è chiamata “difesa preventiva” o “azioni limitate e circoscritte”. Una visione netta e incontestabile tra il bene e il male in cui l’occidente è in lotta contro i selvaggi da trucidare o da rinchiudere in prigioni infernali. La lingua dominante sui canali dove la maggior parte di lavoratori e lavoratrici si informa è quella di chi si crede vincitore e divulgatore di verità e giustizia, un linguaggio usato da chi non ha alcun dubbio sulla propria superiorità morale.

Si tenga conto che se un uomo non riconosce le estreme istanze della fede, deve creare in sé qualche cosa di analogo per non ridursi al caos e alla totale impotenza
Elias Canetti

Nella scorsa edizione di Slam X e del Premio Dubito ragionavamo sul mito: “Miraggi che muovono carovane”. In questo triste orizzonte dove la politica in senso laico sembra aver perso la sua forza, depotenziata in continuazione dai compromessi pragmatici al ribasso, nessuno può scorgere un miraggio. Oggi l’intera società è sulla via della radicalizzazione religiosa, è questo lo spazio politico in cui emergono le passioni antagoniste, nei paesi islamici è un processo in corso da decenni, altrove si sta generando sulla base di assurde chimere rievocate dal passato per smuovere le viscere della povera gente: la dinastia Qing, Make America Great Again, Putin lo zar, Erdogan e l’impero ottomano, il nazionalismo hindu di Modi, fino ad arrivare al dio patria e famiglia in salsa Tolkien.
Travolta nel suo vortice egotico, apatica alle tragedie e alla dissoluzione dei meccanismi sociali che una volta garantivano la stabilità dei legami comunitari, la smartborghesia è ebete e non ha più un mito. Seppur in forma potenziale tutti gli sfruttati del mondo invece lo hanno: la rivoluzione sociale. Le nostre carovane si muovono cercando nuova umanità con una fede fervente e attiva. Il potere dei rivoluzionari sta nella loro passione, nella loro volontà. È una forza spirituale che induce a procedere in una direzione ben precisa mentre si organizzano le lotte e gli incontri di contronarrazione. Perché nonostante i ddl da campo di concentramento, i divieti preventivi, lo stato di polizia e la militarizzazione progressiva, ci sono nuove crepe che si aprono.
Strozzati dagli affitti e dalla mancanza di case decenti, ci sono sciami di persone incazzate in grado di fare saltare il gioco speculativo e sappiamo che questa bolla insopportabile è destinata a scoppiare in breve tempo.
Malgrado una repressione mai vista e un diluvio di processi e incarcerazioni, l’ecoattivismo non si può bloccare così facilmente, il cambiamento climatico ci pone davanti a un bivio fondamentale per il genere umano, lo testimoniano i tragici fatti di questi ultimi due anni dopo la fine della pandemia.
Il mondo del lavoro è stato quello che ha subito di più le dinamiche della frammentazione, i soprusi del neoliberalismo e l’inconsistenza dei sindacati ufficiali, ora la forza della classe lavoratrice si sta concentrando altrove, nell’agricoltura, nei trasporti, ma soprattutto nei paesi emergenti dove comincia ad alzare la testa.
In un modello produttivo sempre più incentrato sulla gestione dell’immaginario, l’attivismo controculturale si è invece intensificato e si esprime nelle battaglie a carattere intersezionale, nelle piazze LGBTQIA+, nella campagna smash repression contro il decreto rave, nelle cantine del poetry slam, nei piccoli club con una miriade di concerti e tour autogestiti, nelle arti grafiche sui muri, sul web e nella sorprendente e vivace scena delle fanzine cartacee. Sono tutte situazioni che purtroppo comunicano poco tra loro e non riescono a coalizzarsi su un unico obbiettivo.
L’edizione di Slam X e del premio Dubito 2024 prova a riunire queste pratiche dissenzienti, nel tentativo di riconnettere la trama dei legami sociali e comunitari resistenti. Due serate di confronto e decolonizzazione psichica per liberarci dalla confusione che abbiamo in testa e nel frattempo consolidare le reti di solidarietà. Due serate di poesia, musica, letteratura e performance per sconfiggere la percezione distopica del futuro che sta coinvolgendo tutto lo spettro delle nostre paure, dalle arene macro della geopolitica fino ai rapporti personali più intimi.
Costruire relazioni, ponti tra le differenze, pensare agli altri, dargli voce e occuparsi della loro cura.
Progettiamo insieme un’ipotesi culturale di critica radicale, come diceva Paolo Vinti, il militante situazionista e poeta di strada.
Questo mondo è tutto da rifare, qui siamo: TROPPO CINICI PER AMARCI – CERCHIAMO NUOVA UMANITÀ