Bordiga legge Marx

11 Dicembre 2025 – ore 20,30

Fondazione Amadeo Bordiga

Alessandro Mantovani presenta l’ultimo lavoro di Luigi Gerosa  Bordiga legge Marx

a Luigi

«Il motto di un’arte seria è
questo: poco parlare noi, e
far molto parlare le cose»
(Francesco De Sanctis)
Conferenza al Circolo
Filologico di Napoli,
15 giugno 1879.

«l’amare il proprio lavoro
(che purtroppo è privilegio di pochi)
costituisce la migliore approssimazione
concreta alla felicità sulla terra»
(Primo Levi)
La chiave a stella. Einaudi 1978.

All’inizio dell’anno purtroppo ci ha lasciati improvvisamente Luigi Gerosa tenace e inesausto studioso del pensiero di Amadeo Bordiga. A fine novembre 2024 aveva consegnato al Comitato Scientifico l’ultimo suo lavoro: Bordiga legge Marx – I manoscritti economico – filosofici del 1844. Dopo aver descritto e riassunto i manoscritti parigini di Marx secondo le recenti acquisizioni della MEGA2, Gerosa dà pieno risalto alla potente interpretazione che ne fa Bordiga: non vi è teoria della rivoluzione senza conoscenza dei caratteri della società comunista. Gerosa affronta il pensiero di Bordiga circa il ruolo dell’individuo nella storia e dell’arte nel processo della conoscenza, così come la radicale critica bordighiana della scienza borghese.

NEANCHE UN FILO D’ERBA

06 Dicembre 2025 – ore 18,30

NEANCHE UN FILO D’ERBA – Socioanalisi narrativa di un carcere minorile di Paolo Bellati e Renato Curcio [Sensibili alle Foglie, 2025]

Questo cantiere socioanalitico, realizzato con una ventina di ragazzi di varie nazionalità passati per l’IPM Beccaria di Milano, esplora i nodi degli Istituti Penali per Minorenni così come vengono vissuti e raccontati dai giovani reclusi. La risposta istituzionale all’arrivo sulle coste italiane di numerosi “minori non accompagnati”, basata s’un apparato legislativo sempre più repressivo, viene qui messa in discussione, poiché per questi giovani significa uno sbarramento alla possibilità di costruirsi una vita dignitosa e autonoma. Respingendo sulla strada tantissimi minori stranieri, l’attuale sistema di accoglienza li espone a diventare prede potenziali degli IPM. Luoghi nei quali la violenza esercitata sui loro corpi (dall’assenza di attività creative e remunerate, di mediazione linguistica, di spazi per sé, fino alle minacce, ai pestaggi e alla sedazione farmacologica) si estende alla sfera spirituale (il disconoscimento della loro religione) e identitaria (l’impossibilità di avere un documento atto a effettuare un percorso legale). Le voci di queste giovani vite chiuse per lunghi periodi, mesi quando non anni, in spazi senza “neanche un filo d’erba” ci interrogano.