PORK DUKES(dal 1976 uk punk) www.porkdukes.com
La band era originariamente formata dai due fratelli ed ex dei Gnidrolog, band progressive, Colin Goldring (voce/chitarra) e Stewart Goldring (chitarra/voce) con gli pseudonimi Vilos e Horrendus Styles e da Scabs (basso), Germun LePig (batteria, poi sostituito da Bonk) e Mack E. Valley (tastiere, poi rimpiazzato da Guardian Angel).
I Pork Dukes combinavano il pop punk dei Buzzcocks con testi molto volgari, irriverenti e in generale tipici del rock demenziale. Le vere identità dei componenti furono inizialmente tenute nascoste e la band suonava ai concerti sempre con maschere per coprire i volti, tanto che ci furono voci secondo le quali i Pork Dukes erano in realtà i Led Zeppelin, Steeleye Span, The Rezillos, Fairport Convention, Tenpole Tudor travestiti.
Dopo aver pubblicato dell’album Pink Pork e di tre singoli su Wood Records, la badn si sciolse nel 1979, con l’album Pig Out of Hell che fu pubblicato postumo nel 1980. Bonk suonò poi per i Rezillos, Tenpole Tudor e Phantom Chords, band di Dave Vanian, frontman dei The Damned.
Nel 2001 i Pork Dukes si RIFORMANO E CONTINUANO LA LORO ATTIVITA tuttora con live in tutto il mondo!imperdibili!
ATTIVI fin dalla fine anni 90 da Nat hall (voce e chitarra nonche titolare dell attivisiima etichetta indipendente PUKE ‘ N’ VOMIT RECORDS CON BASE A FULLERTON), anthony (the giant) basso e chris (the dwarve) alla batteria suonano un punk rock caldo tipicamente californiano che riporta alla mente Circle jerks,T.S.O.L., ADOLESCENTS, STITCHES, e molti altri, hanno portato la loro musica in tutti gli stati uniti, cbgb’s incluso, e in gran parte dell europa, tre infatti sono le precedenti tourne nel vecchio continente, con tappa anche al rebellion festival,il piu grande festival punk al mondo e anche al nostro “ROAD TO RUINS” A ROMA.. , molte le band con cui hanno condiviso il palco, POISON, STYXX, THE DAVID LEE ROTH EXTRAVAGANZA, OXYMORON, UK SUBS, CH3, and MAD PARADE, dickies, tanto per citarmne alcuni.
Calusca City Lights: CONTRO LE NOCIVITÀ URBANE, LE INFELICITÀ E IL MONDO CHE LE PRODUCE
Presentazione del libro:
Miguel Amorós LA CITTÀ TOTALITARIA (Nautilus, Torino, novembre 2009)
Interviene l’Autore
Ormai, nelle città i più non riescono a vivere come vorrebbero; l’ambiente urbano, così com’è, inibisce lo sviluppo delle loro personalità; è inadatto a soddisfarne i bisogni, essendo organizzato a vantaggio di qualcos’altro.
Un programma minimamente radicale ha da opporsi alla Città Totalitaria e reclamare un ritorno all’agorà, all’assemblea. Reclaiming the streets!
Deve proporsi di fissare limiti allo spazio urbano (bloccando la metastatica “città senza confini”), restituirgli la forma, ridurre le dimensioni, frenare la mobilità. Riunire i frammenti, ricostruire i luoghi e le loro memorie, ristabilire relazioni solidali e vincoli, tanto fraterni e vicini quanto universali.
Demotorizzarsi, vivere senza fretta.
Rilocalizzare la produzione (dopo averla ripensata da cima a fondo e drasticamente sfrondata), ritrovare un equilibrio con la campagna, demolire tre quarti del costruito, decementificare il territorio, dimenticarsi del mercato (o, ancor meglio, sradicarlo, bruciarlo e poi cospargelo di sale).
Uscire dall’anonimato, per evolvere come individui (e affinità) fino a trovare la propria identità e il proprio posto nella collettività, lì metter radici e fare.
Allora, nelle vie della città potranno spirare i refoli di un’aria che ne renda liberi gli abitanti, dissolvendo finalmente quella cappa di “arione sporco” che da troppo tempo li opprime.
Miguel Amorós
Partecipe del ’68 spagnolo, negli anni Settanta dà vita a vari gruppi anarchici, tra cui “Bandera Negra”, “Tierra Libre”, “Barricada”, “Los Incontrolados” e “Trabajadores por la Autonomía Obrera y la Revolución social”, conoscendo le carceri franchiste prima di essere costretto all’esilio in Francia.
All’inizio degli anni Ottanta, è in rapporto con Guy Debord e partecipa alla diffusione dell’Appels de la prison de Ségovie.
Tra l’84 il ’92, fa parte della redazione della “Encyclopédie des Nuisances”.
Tra le sue principali ricerche storiche, ricordiamo La Revolución traicionada. La verdadera historia de Balius y Los Amigos de Durruti (2003), Durruti en el laberinto (2006) e la biografia dell’anarchico valenciano José Pellicer, fondatore della Columna de Hierro (2009).
Sull’ideologia del progresso e sulle nocività ch’essa genera, ha scritto, fra l’altro, il Registro de catástrofes (Anagal).
Numerosi testi di Miguel Amorós sono presenti sulla biblioweb “Caosmosis”
Il più bravo e
noto sul territorio nazionale e tra i primi in Europa: nato e
cresciuto nella scena HipHop, da qualche tempo Tayone indaga l’ambito
elettronico passando attraverso le sonorità Funk e future funky a lui tanto
care… Fabrizio Faraoni – Producer e Dj minimal/nuFunk www.myspace.com/dueffe
La console è il
suo ambiente naturale: le continue variazioni e i cambi di direzione rendono
i suoi dj set unici ed imprevedibili.
I due si incontrano e danno vita a un nuovo set: le atmosfere spensierate e solari del funk si appoggiano su un morbido ed ipnotico tappeto minimal techno
Il risultato è inaspettatamente eclettico e futuristico.
CANNOT MISS !!! Finalmente c’è ALTRO!
Lo aspettavamo da un po’, e alla fine è arrivato…
Fuori dai soliti giri, lontano dalle logiche di pura commercializzazione del divertimento:
ALTRO nasce in COX18 e sarà per tutto l’inverno un appuntamento fisso.
ALTRO non è un altro, ulteriore party che si aggiunge alla lunga lista..
ALTRO è ALTRO!
Diverso, distinto…
ALTRO luogo – Cox18 – Realtà occupata da più di un quarto di secolo, una delle poche roccaforti dell’avanguardia culturale rimaste in città.
ALTRO stile – la cultura ed il divertimento, qui, non si mercificano:
Sottoscrizione all’ingresso e cocktail a prezzo molto contenuto
ALTRO sound – Live e Dj set esclusivi:
I nomi noti ed i nuovi talenti s’incontreranno dando vita a performance inedite ed irripetibili!
Insomma, per chi da tempo è in cerca d’ALTRO, adesso c’è!
18 dicembre 2009: Don Letts arriva in Cox 18 per ricordare Roberto Volponi e per sostenere l’Archivio Primo Moroni. Per difendere la cultura a Milano sotto assedio dell’ignoranza, attraverso il punto di vista di un artista che ha attraversato i movimenti culturali alternativi di tre decenni.
Militante delle Pantere Nere a Brixton nella metà degli anni ’70, incontra il nichilismo anarchico del punk attraverso i frequentatori del suo negozio di abbigliamento Acme Attractions su King’s Road a Londra. Nel 1977 è il dj del Roxy, il primo club punk di Londra, nel quale propone selezioni reggae introducendo un’intera generazione di giovani inglesi alla musica jamaicana e diventando un protagonista della rivoluzione multi-culturale di West London alla fine degli anni ’70.
Fu proprio al Roxy che Don Letts, ispirato dalla logica “do it yourself” del punk, girò il suo primo film “Punk Rock Movie”, documentario in Super-8mm sulla scena punk inglese con band come Sex Pistols e Clash. La sua attività di film-maker lo porterà a girare oltre 300 video musicali ed una ventina di documentari e film tra cui “Dancehall Queen”, “One Love”, “Punk Attitude”, “Soul Britannia”, “The Brother From Another Planet” sulla vita di Sun Ra, “The Revolution Will Not Be Televised” sulla poesia rap di Gil Scott-Heron.
Nel 2007, durante le celebrazioni per i 200 anni dalla abolizione della schiavitu’ nell’impero britannico, Don Letts ha portato nei teatri inglesi “Speakers Corner”, uno spettacolo con poeti, rapper e musicisti sul significato di essere liberi oggi.
La sua attività musicale lo vede membro di band fondamentali come Basement 5, Big Audio Dynamite, Screaming Target. Collabora con i PIL, le Slits, i Trouble Funk. Oggi Don Letts, insieme alla conduzione del proprio show settimanale “Culture Clash Radio” su BBC 6 ed alla produzione di compilation reggae, si diverte ancora a portare in giro per il mondo dal vivo le proprie selezioni musicali preferite.
Parlando di sé Don Letts dice: “La generazione dei miei genitori era arrivata in Inghilterra su una nave pagando un biglietto, e si era costruita una vita accettabile facendo i lavori più umili, rispettando i limiti, sottomessi all’autorità, ma per noi non sarebbe funzionata così. Era chiaro che a noi sarebbe rimasta la parte peggiore; capii subito che il modo in cui i neri erano trattati nel sistema scolastico era fondamentalmente sbagliato. Non potevo accettare quello che dicevano a me in quanto nero: vai a lavorare alle Poste, o nella Metropolitana di Londra. Volevo di piu’. Ho una naturale repulsione ad essere etichettato o rinchiuso in categorie; per tutta la mia vita mi sono opposto ai dogmi ed alla retorica. Ho alzato la testa. Sono il Rebel Dread.”
La reputazione di Don Letts è fondata sul suo
lavoro in campo cinematografico e musicale negli ultimi 35 anni. Le sue
opere sono state esposte al Kitchen di New York, all’Institute of
Contemporary Art ed al National Film Theatre di Londra. Don Letts è
stato premiato dalla Brooklyn Academy of Music e nel 2003 ha vinto un
Grammy Award per il suo documentario sui Clash “Westway To The World”.
In ricordo di Roberto Volponi
Il 3 Settembre 1989 un forte temporale impedì al volo L’Avana – Bonn di prendere quota durante il decollo; nel disastro morirono tutti i 126 passeggeri e 45 abitanti delle case vicino all’aeroporto. Tra le vittime anche Roberto Volponi che tornava a Milano dopo un breve soggiorno a Cuba; un amico con cui avevamo condiviso tanti momenti durante gli anni ’80.
Roberto credeva in una società basata non sullo sfruttamento dei più deboli ma sui diritti dei lavoratori; negli anni successivi alla sua tragica scomparsa ci siamo spesso chiesti come lui avrebbe commentato quello che è avvenuto e sta avvenendo in Italia nel mondo, con la sua visione lucida ed internazionalista sulla crisi dei regimi politici e sulla mutazione delle loro classi dominanti.
Roberto frequentava la Libreria Calusca; leggeva molto e condivideva con Primo la passione per la raccolta dei materiali prodotti dal movimento in quegli anni, dai semplici volantini ai giornali ai libri. Ascoltava i Clash e tutta la musica che aveva ispirato lo stile di quella band.
Per questo abbiamo deciso di ricordare i 20 anni dalla scomparsa di Roberto invitando in Cox 18 Don Letts, un dj che ha ispirato i Clash ed un film maker che ha documentato visivamente anche la storia di quella band.
E per questo tutto l’incasso della serata va a sostegno dell’Archivio Primo Moroni, per difendere la cultura e la memoria di questa città.
Siamo sicuri che Roberto Volponi, anche se stasera non può essere dei nostri, avrebbe fatto lo stesso.
CSOA COX 18 ospita la mostra collettiva Denuncia, con Roberto De Luca, Stefano Lupatini, Daniele Pario Perra, Maria Vittoria Perrelli, Ciro Vitale e la proiezione del film di Alfredo Jaar Le ceneri di Pasolini, seguita da dibattito.
ore 18.30
apertura della mostra
DENUNCIA
Roberto De Luca | Stefano Lupatini | Daniele Pario Perra | Maria Vittoria Perrelli | Ciro Vitale
ore 21.30
proiezione del film
Alfredo Jaar, Le ceneri di Pasolini 2009, 37′
Dopo la proiezione, Enzo Di Mauro (critico letterario) e Massimiliano Guareschi (docente di Politiche Globali all’Università di Genova), partendo dal film porteranno la discussione alla situazione attuale.
DENUNCIA
Roberto De Luca | Stefano Lupatini | Daniele Pario Perra | Maria Vittoria Perrelli | Ciro Vitale
a cura di Valentina Briguglio, Francesca Guerisoli e Rossella Moratto
Gli artisti invitati condividono con Alfredo Jaar l’idea dell’arte e della cultura come intervento critico sul presente, assumendosi un ruolo attivo nella società, affrontando temi di urgenza e rilevanza internazionale, non tralasciando la qualità estetica dei loro lavori.
La mostra – che si svolge esclusivamente durante la sera della proiezione del film di Jaar Le ceneri di Pasolini –, indaga diversi tipi di presa di posizione socio-politica sul presente: essa denuncia dallo sbiadimento della democrazia alle diverse forme di dittatura, tra cui quella mediatica; riflette sul nostro quotidiano mentre nel mondo sono in corso una trentina di guerre e sulla mancanza di giustizia. In mostra il wallpaper Tea service (2005) di Roberto De Luca, il video The IV Estate (2009) di Stefano Lupatini, il disegno Senza titolo – Padre Pio e Khomeini (2006) di Daniele Pario Perra, l’installazione fotografica Gioventù ribelle. Archivio del dissenso (2005-2009) di Maria Vittoria Perrelli, l’installazione Rewind (2009) di Ciro Vitale.
Alfredo Jaar, Le ceneri di Pasolini 2009, 37′
a cura di Rossella Moratto
Alfredo Jaar, architetto, film-maker e artista, nasce nel 1956 in Cile. Realizza i primi interventi artistici durante la dittatura di Pinochet. Nel 1982 si trasferisce a New York. Jaar crede in una stretta relazione tra etica ed estetica e nel ruolo attivo e socialmente responsabile della cultura e dell’arte.
Le ceneri di Pasolini è stato realizzato per The Fear Society Pavilion, Biennale di Venezia. Il film è un omaggio a Pierpaolo Pasolini, considerato da Jaar come «uno degli artisti più straordinari e uno degli intellettuali più completi, regista, poeta, scrittore, giornalista, critico e polemista», totalmente partecipe alla vita sociale e politica dell’Italia del suo tempo.
Calusca City Lights
Presentazione del libro: DELTA IN RIVOLTA
Pirateria e guerriglia contro le multinazionali del petrolio in Nigeria
Suggerimenti da una “insurrezione asimmetrica”
(Centro di documentazione “Porfido”, Torino, 2009)
Proiezione del video DELTA OIL’S DIRTY BUSINESS
(regia di Yorgos Avgeropoulos, 63 min., 2007)
In Nigeria, le speranze suscitate dall’indipendenza e dalla scoperta del petrolio sono affondate nelle paludi del Delta del Niger, sotto il peso dello sfruttamento selvaggio praticato da multinazionali come Shell, Agip, Chevron e delle connesse corruttele politiche.
A bordo di motoscafi veloci, con passamontagna, fucili automatici e Kalashnikov, i ribelli del Delta son però passati al contrattacco, sabotando l’industria del petrolio d’uno dei maggiori produttori mondiali.
Sono la voce armata d’una intera popolazione, stremata da decenni di saccheggio ambientale e di repressione militare. È il MEND, il Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger, attivo dal gennaio 2006, che si batte contro l’inquinamento di quelle terre, per il risarcimento dei danni subiti e la restituzione delle risorse alle comunità locali.
Questo bel libro fornisce numerosi elementi di conoscenza su secoli di saccheggio, sul petrolio, l’indipendenza e la guerra del Biafra, sul disastro ecologico e la palude della decomposizione sociale, sulle prime azioni di protesta, sui massacri e il passaggio alla lotta armata, sull’autodeterminazione e la giustizia sociale. Soprattutto, esso è un invito a prender consapevolezza di un conflitto in cui, volenti o nolenti, siamo già parte in causa.
I ribelli del Delta ci stanno dimostrando che si può combattere contro i signori del petrolio, contro i governi asserviti, contro la povertà e la distruzione ambientale. A noi fare la nostra parte, a noi decidere da che parte stare. La neutralità non esiste.