Category Archives: Centro di documentazione contro la guerra

UVALDE, AMERICA – TRA POLARIZZAZIONE E DECOMPOSIZIONE

17 Giugno 2022 – ore 18,00

UVALDE, AMERICA
TRA POLARIZZAZIONE E DECOMPOSIZIONE

Il gigante dai piedi di argilla tra guerre per procura all’esterno e disgregazione sociale al suo interno

Partendo dal massacro avvenuto nella scuola elementare di Uvalde discuteremo della situazione attuale e del suo divenire con Pietro Basso della redazione de Il pungolo rosso.

Il nuovo disordine mondiale – La guerra che c’è e quella che verrà

11 Maggio 2022 – ore 18,30

Centro documentazione contro la guerra presenta:
Il nuovo disordine mondiale – La guerra che c’è e quella che verrà
Della situazione attuale e del suo divenire ne parliamo con Sandro Moiso della redazione di Carmilla on line e ricorderemo Valerio Evangelisti.

Ricordo di Valerio Evangelisti – Sandro Moiso

Esposizione Sandro Moiso

Interventi AA.VV.

Gli spari a Est sono anche per noi – Kazakistan, Russia e Ucraina – Guerre, rivolte, repressioni

26 Marzo 2022 – ore 15,30

Gli spari a Est sono anche per noi – Kazakistan, Russia e Ucraina – Guerre, rivolte, repressioni

Contro la guerra in Ucraina, nessuna “equidistanza”, nessun fronte da sostenere
Contrastiamo il riarmo e le politiche di guerra di Russia, Ucraina, Nato, paesi UE, USA, che stanno creando le condizioni e i pretesti per un nuovo conflitto mondiale Contro la partecipazione dell’Italia alla guerra, fornendo armi all’Ucraina

Il paradosso afgano – Dalla fine della guerra … ancora guerra (Streaming)

17 Dicembre 2021 – 18,00

Il paradosso afgano – Dalla fine della guerra … ancora guerra (Streaming)

Nell’immaginario sociale la fine della guerra significa pace.
In realtà la sconfitta politica degli USA e degli alleati Nato, Italia compresa, dopo vent’anni di barbarica occupazione dell’Afghanistan, sta generando contraddizioni che incrementano la tendenza verso la guerra tra i capitalismi fondamentali che opprimono il mondo.
Ci riferiamo alle ridefinizione degli equilibri nell’Asia Centrale tra USA, alleati occidentali, Cina e Russia, e tra i comprimari come India e Pakistan; agli effetti nei rapporti tra le classi all’“interno” di questi paesi; all’aggiornamento delle politiche di riarmo già in corso.
Uno scenario in cui il proletariato e le masse oppresse afgane e asiatiche, occidentali, come pure russe e cinesi, non hanno alcun fronte o alleato da sostenere, ma solo un’autonomia e un’indipendenza da conquistare contro lo sfruttamento e la guerra.

Nell’immaginario sociale la fine della guerra significa pace.
In realtà la sconfitta politica degli USA e degli alleati Nato, Italia compresa, dopo vent’anni di barbarica occupazione dell’Afghanistan, sta generando contraddizioni che incrementano la tendenza verso la guerra tra i capitalismi fondamentali che opprimono il mondo.
Ci riferiamo alle ridefinizione degli equilibri nell’Asia Centrale tra USA, alleati occidentali, Cina e Russia, e tra i comprimari come India e Pakistan; agli effetti nei rapporti tra le classi all’“interno” di questi paesi; all’aggiornamento delle politiche di riarmo già in corso.
Uno scenario in cui il proletariato e le masse oppresse afgane e asiatiche, occidentali, come pure russe e cinesi, non hanno alcun fronte o alleato da sostenere, ma solo un’autonomia e un’indipendenza da conquistare contro lo sfruttamento e la guerra.

Centro di documentazione contro la guerra informazioni, materiali e analisi per opporsi alla barbarie del capitalismo decadente, contro il terrorismo di stato occidentale e russo, contro il terrorismo del cosiddetto “islamismo radicale”

Genova 2001: quello che è successo

20 Luglio 2021 – ore 18,00

Genova 2001: quello che è successo

Centro di documentazione contro la guerra: Genova 2001: quello che è successo il 20 e 21 luglio era ed è la democrazia

A 20 anni di distanza dalla mattanza in stile sudamericano nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nelle caserme e nelle carceri di Genova, vogliamo riparlarne perché non vada persa la lezione che, quanto avvenne, non fu la negazione della democrazia, ma una delle facce con cui la democrazia governa e reprime.

Una mattanza preparata dal centro sinistra, dal governo Amato, con la violenta repressione della manifestazione del 17/3/2001 contro il Global Forum a Napoli; e condotta dal centro destra, dal governo

Berlusconi, con la violenza di stato premeditata contro tutti i manifestanti convenuti a Genova.
Vogliamo parlarne perché le motivazioni alla base delle mobilitazioni di allora oggi ci sono ancora e sono divenute ben più profonde. Vogliamo parlarne perché tutti i movimenti che si manifestano a
scala internazionale, dovranno necessariamente fare i conti con l’illusione, che ancora permane, particolarmente nel mondo occidentale, che i governi capitalisti si limitino ad una gestione sempre “pacifica” e democratica delle contraddizioni sociali, delle mobilitazioni degli sfruttati.

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informazioni, materiali e analisi per opporsi alla barbarie del capitalismo decadente, contro il terrorismo di stato occidentale e russo, contro il terrorismo del cosiddetto “islamismo radicale.

Il Sahel al centro delle contese geopolitiche africane e Mediterranee. Il ruolo dell’ENI e dei principali competitori internazionali.

21 Maggio 2021 – ore 18,00

Il Sahel al centro delle contese geopolitiche africane e Mediterranee. Il ruolo dell’ENI e dei principali competitori internazionali.

” L’Africa ed in particolare il Sahel sono al centro delle nuove
contese geopolitiche ed economiche regionali ed internazionali.
Una lettura dei nuovi equilibri strategici nell’Africa Shariana
attraverso gli interessi dell’ENI e la conseguente presenza delle
missioni militari internazionali”.

Con Daniele Ratti a cura del Centro Documentazione contro la guerra

Per partecipare alla teleconferenza scrivete a:
centrodocumentazionecontrolaguerra@inventati.org
vi invieremo il link e i riferimenti per partecipare

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Libia: ruolo dell’Italia e di altri predoni nel Mediterraneo

Venerdi’ 16 Aprile 2021 – ore 18,00

La campagna di Libia non è finita, gli obiettivi del riarmo italiano e delle missioni in Africa

Nel corso dell’attività del Centro di documentazione abbiamo più volte preso in considerazione la questione della Libia, ormai sempre più destabilizzata e destinata ad essere oggetto di interventi predatori delle varie potenze presenti nell’area.Torniamo ad occuparcene proponendo due incontri per affrontare una serie di tematiche: – la collocazione strategica rispetto al Mediterraneo, dove ormai intervengono più omeno direttamente, fornendo armi e/o con truppe proprie o mercenarie: Italia, Qatar,Turchia, Francia, USA, Russia, Egitto, Emirati Arabi in appoggio / controllo di uno deidue schieramenti libici, entrambi reazionari, solo da poco apparentemente al momentoriuniti in un’unica amministrazione.– il ruolo che l’Italia svolge all’interno del paese tramite le truppe, le aziende (conin prima fila l’ENI), i finanziamenti ufficiali o “sottobanco”, i regali di navi militari, leONG. Un ruolo magari in difficoltà per la concorrenza di altri contendenti, ma per cuinon c’è da spendere un briciolo di sostegno, perché il proletariato italiano non ha nullada guadagnare dalla difesa del “nostro cortile di casa”. – la “guerra contro i migranti” diretta dall’Italia, dal centro destra e dal centro sinistra,prima con Gheddafi, poi con i “governi provvisori”, le “milizie” e la guardia costiera.Una “guerra” imperniata sui lager ipocritamente chiamati “centri di detenzione”, e sulle operazioni di “salvataggio” della guardia costiera libica, trafficante di uomini direttae armata dall’Italia.– la crescente presenza militare nel Mediterraneo e nell’Africa Settentrionale dell’Italia,e la sua ricollocazione, nel quadro del disequilibrio sempre più grande dei rapporti inter capitalisti e inter imperialisti.– l’assenza in Libia, al momento e in forme pubbliche e di massa, di un movimento dilotta paragonabile a quelli del Libano o della Tunisia. Ma dove le contraddizioni siesprimono anche con mobilitazioni di piazza contro condizioni di vita sempre più pesanti, come nell’agosto 2020 a Tripoli.Mobilitazioni subito aggredite dalle “milizie” armate, presenti in entrambi gli schieramenti libici, espressione anche dell’emarginazione crescente da quote della rendita petrolifera di gruppi e tribù locali, pronti a cambiare fronte a seconda delle offerte e garanzie delle varie potenze operanti nell’area.Di conseguenza, mentre denunciamo i venti di guerra nell’area, al momento non troviamo nello specifico del caso libico, nessuna forza presente che per idee o programmi si possa sostenere. Ugualmente “qui da noi” non c’è alcuna forza di massa in grado di im-pedire l’aggressione, la spoliazione o, tanto più, un’eventuale spedizione militare.Ma per questo vogliamo lavorare, cercando di contribuire alla “desolidarizzazione” da-gli interessi politici, affaristici e militari italiani in Libia.Perché, dobbiamo dirlo, il proletariato italiano e le masse libiche, “hanno già dato” nel-le due guerre dei primi anni 30 del secolo scorso. E quello che fece l’Italia, in tema diuccisioni, stragi, bombardamenti, deportazioni … alla faccia del falsissimo “italiani bra-va gente”, è una delle pagine più sanguinose della barbarie capitalista.


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Per scaricare i bollettini del Centro di Documentazione
Ottobre 2019 – La guerra che verrà Ottobre 2019
Aprile 2020 – La guerra che verrà Coronavirus
Maggio 2020 – La guerra che verrà Fase 2, riapertura
Febbraio 2021 – La guerra che verrà Febbraio 2021

E per ascoltare

22-01-2021 America: due o tre cose che sappiamo di lei
11-12-2020 La guerra del Covid – 19

e gli altri incontri che si sono già tenutiandate sul sito dell’Archivio Primo Moroni che ci ospita

https://www.inventati.org/apm/index.php?step=controlaguerra

America: due o tre cose che sappiamo di lei

Venerdi’ 22 Gennaio 2021 – ore 18,30

Centro di documentazione contro la guerra presenta: America: due o tre cose che sappiamo di lei

Se il poliziotto globale che ha allestito 800 basi per il controllo del mondo non riesce a mantenere l’ordine in casa sua, c’è un problema.
Se una minoranza significativa invade la sede del potere legislativo degli Stati Uniti a seguito della propaganda e all’invito di un presidente sconfitto ma ancora in carica, c’è un problema.
Se tra metropoli e America profonda gli Stati non sono mai stati così disuniti, come le recenti elezioni hanno dimostrato, c’è un problema.
Se, per ora, la guerra civile rimane allo stato latente, c’è un problema.
Se non saremo capaci di descrivere il futuro prossimo venturo, c’è un problema.
Su questo vogliamo aprire una discussione, senza pensare di risolvere, ma cercando di delineare dei nodi da sciogliere.

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