THE GOLDEN GRASS ci presentano il loro terzo ed ultimo Lp “Absolutey” (Listanable Records). Si tratta di un power trio fortemente ispirato dall’hard rock underground americano di meta’ anni settanta, quando molte band avevano un “sapore” soul, specie nelle parti vocali (Montrose, Totty, Grand Funk Railroad, Cactus per dire..). Grossi riff e belle melodie con in piu’ un tocco di blues psichedelico. https://thegoldengrass.bandcamp.com/ https://www.facebook.com/thegoldengrass/
WEDGE incidono per la label italiana HeavyPsych Sounds (2 album all’attivo) e suonano selvaggio e durissimo fuzz rock’n’roll. Il leader Kiryk Drewinski (voce e Gibson SG) e’ un ex Liquid Visions e The Magnificent Brotherhood, ha quindi un background psichedelico che arricchisce il loro stile, merito anche delle parti di organo Hammond suonate dal bassista Dave Gotz. https://www.wedgeband.com/ https://wedgeband.bandcamp.com/ https://www.heavypsychsounds.com/
La presentazione del libro dello storico esponente del movimento milanese Partecipano: Alberto De Nicola (Dinamopress) – Maysa Moroni – Archivio Primo Moroni – CSOA Cox18 – Calusca City Lights
Antropologo della città, ballerino, intellettuale rivoluzionario e punto di riferimento per diverse generazioni di militanti, fondatore della libreria Calusca di Milano, Primo Moroni ha saputo unire diversità e percorsi singolari senza mai dimenticare l’obiettivo di un mondo che fosse per tutti migliore, costantemente impegnato in un’attività intesa a “socializzare saperi senza fondare poteri”.
Autore insieme a Nanni Balestrini del testo fondamentale sui movimenti degli anni ’70 “L’Orda d’Oro” alla sua figura è legata la memoria della stagione dei conflitti sociali del lungo Sessantotto italiano, non meno che i germi dell’immaginario politico dei movimenti del nostro presente.
Lo scorso anno contavamo vent’anni dalla sua morte e DINAMOpress, come le Cattive Maestre, Qui e Ora, il Manfesto…, ha dedicato uno speciale al suo pensiero, in collaborazione con l’Archivio Primo Moroni, la libreria Calusca e il Csoa Cox18 che hanno messo a disposizione i suoi scritti conservati nel centro sociale dalla sua scomparsa nel 1998.
Quello speciale è diventato un libro che vi presentiamo insieme ai compagni di Dinamopress per provare a tracciare una linea rossa tra il pensiero di Primo e le tensioni dell’oggi
Daniel Iinatti is a Stockholm based DJ and curator who together with Anna Sagström is the founder of Country Music.
Being the resident DJ of Country Music his style of deejaying ranges from slowstyle to gabber, with all that is hard and ecstatic in between.
rip ME is characterized by a forceful lust to experiment, a desire to mess things around until they’re screwed up enough to make perfect sense.
Navigating between hardcore, ambient and deeply emotional melodies, through a landscape of broken rhythms, toss and turn across darkness, chaos and glory, rip ME activates the dancefloor with force and precision.
→ Country Music is a collaborative project by Daniel Iinatti and Anna Sagström that is born on the factory floors of the rural rust belts, in the corrosive regress of life and tempo in downgraded de-industrialized wastelands and anti-growth environments, and in the urban steel knit of precarious compositions.
An alloy of work, speed and materials formed out of the potential energy of underused spaces to envisage music from the contemporary periphery. A reimagined music of the land, towards a new Country Music.
Prima data italiana del tour dei Tartit, gruppo della regione di Timbuktu (Mali) che perpetua la tradizione musicale dei nomadi Kel Tamasheq. Il nuovo album ‘Amankor’ (L’esilio) segna l’atteso ritorno degli iconici guardiani della musica Tuareg. Musica ipnotica che diffonde un messaggio di pace e, mentre trasporta l’ascoltatore nelle distese del Sahara, parla della complessità di una cultura sotto attacco.
Nel 2006 i Tartit hanno pubblicato il loro acclamato album ‘Abacabok’, sebbene siano trascorsi tredici anni il gruppo rimane saldo nella sua missione: diffondere un messaggio d’amore e lanciare un monito sulle condizioni dei Tuareg. ‘Amankor’, registrato a Bamako nel sud del Mali, contiene appelli alla solidarietà e alla riconciliazione e canzoni piene di nostalgia per il deserto.
A seguito di una delle rivolte dei Tuareg, nel 1995, i nove futuri membri del gruppo, tutti maliani, stavano vivendo nei campi profughi mauritani e burkinabé. Così nasce Tartit, far musica per resistere, per ritrovare e riaffermare la propria identità pur nell’esilio. La musica, la poesia e il canto hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella società Tuareg.
La band ha suonato nei più grandi festival di world music al mondo, raggiungendo lo status di guardiani del genere. Con una strumentazione tradizionale e un repertorio originale, la loro musica parla direttamente dei problemi di oggi, e vuole preservare il suo valore fondante in un popolo nomade. Tartit si traduce come “unione”, un nome appropriato per una band composta da membri di tutti i livelli della società, che cantano, ballano e suonano l’uno accanto all’altro.
Guidati dalla carismatica cantante Fadimata Walet Oumar, conosciuta come “Disco”, la band è composta da quattro donne cantanti che accompagnano la loro voce con ritmi percussivi ciclici, e cinque strumentisti maschili velati, con chitarre, flauto, ngoni; un’esperienza di canzoni e ballate a ‘botta e risposta’ che conduce lungo un viaggio irripetibile.
Con l’impatto visivo dei loro bellissimi abiti tradizionali trascinano il pubblico nel deserto, sia musicalmente che visivamente. Altri complessi “blues sahariani” hanno in gran parte abbandonato gli strumenti tradizionali in favore di formazioni più convenzionali da ‘rock band’; i Tartit invece abbracciano gli strumenti autentici della loro tradizione come il tende, (tamburo Tuareg tradizionale), il teherdent (ngoni a tre corde), e l’imzad (composto da crine di cavallo e una zucca).
Essendo una band a conduzione femminile, la vita dei Tuareg è vista attraverso gli occhi delle donne. In canzoni come “Tiliaden N’Asahara” (Le ragazze del Sahara), si descrivono le difficoltà della vita quotidiana. Nonostante la mancanza di acqua, educazione e assistenza sanitaria, non si può che amare il deserto e si chiede al mondo di aiutarlo a rianimarsi.
Nella società tuareg le donne godono di diritti uguali agli uomini. L’importanza loro riconosciuta del prendersi cura della famiglia è il soggetto di “Tamat” (La donna) “La donna è il pilastro centrale della tenda, e se il pilastro cade, l’intera tenda cadrà”. Una breve canzone a cappella, “Haoua” è un accorato lamento di una madre che è stata derubata del bestiame in assenza di suo figlio, perdendo così la possibilità di sopravvivere.
La nostalgia è al centro del tema dell’album. “Asaharaden” ricorda come il Sahara un tempo, prima di essere diviso dalla guerra, fosse pacifico e meraviglioso. Allo stesso modo, “Akaline” allude all’amore per la patria, per i fratelli e le sorelle scomparsi, nonché ai tempi più sicuri della loro infanzia. Nonostante questi profondi rimpianti per ciò che è stato perso, Tartit rimane un faro di speranza per il popolo Tuareg e tenacemente si adopera per un futuro più luminoso.
“Afous Dafous” che significa “Tenersi per mano”, è una canzone ispirata a un gioco dei bambini, e incoraggia l’unità e la solidarietà. Nessun altro brano incarna tutto ciò che la band rappresenta più di “Tanminak”, dove cantano: “Condividiamo la stessa terra, dobbiamo essere uniti, quindi riconciliamoci”, messaggio che questi ambasciatori della cultura tradizione Tuareg continuano a diffondere ovunque.