Ci sono fiori che aspettano anni prima di sbocciare, gesti che per compiersi necessitano di una vita, così questa biografia di Primo Moroni esce a distanza di vent’anni dalla sua scomparsa.
A ben guardare, però, non si tratta di una biografia, o non si tratta solamente di una biografia.
Il materiale che esce dalla penna di Umberto Lucarelli è un denso spaccato di un pezzo di storia recente che qui è vagliato attraverso lo sguardo presente e attento dell’autore. Le sue parole occupano
quarant’anni di storia attraversando quel lasso di tempo che ha portato la città, Milano, a trasformarsi da teatro di un conflitto sociale aspro ma al contempo espressione di grandissima vitalità ed energia, in simulacro di locali dove, come proprio Primo diceva, si vendono “vino e panini senza amore e senza memoria”.
Qui invece la memoria è la vera protagonista. Non si tratta però di quell’attività rigorosa che a posteriori cerca di ricostruire nessi di causa ed effetto ma piuttosto di quel lavorio complesso del ricordare che si nutre di affinità e sentimenti, che si permette repentini scarti temporali, capriole nel tempo e nello spazio in cui si palesa, così, la presenza di uno sguardo dell’oggi sul passato. Vicolo Calusca è un libro sulla memoria.
The first mural I painted in my life was in Milan almost 3 years ago. This was part of a series related with privacy; it was called “I accept the terms and conditions”. I loved the way fish baits works, they are beautiful, shiny, and aesthetic but at the same time they use that attractiveness to kill by cheating.
My friend Manu organized a festival so he invited me again to do the second part of this piece. Since the first mural a lot of things change about privacy, we are using for first time a new policy after Cambridge Analytica case. It is quite metaphorical how before, to accept the terms and conditions, giving your personal info, involved some sort of formality, dialog boxes, flat colours, boring paragraphs but since then the way to get our info has changed, before, you sold your soul to get something useful that you needed, programs, bank accounts, applications, but the interesting issue is that our info, specifically the one used to manipulate masses (brexit and US elections), was obtained by silly tests which offer you, through some questions, to know what kind of animal or famous actor you are.
Following this trend I decided to buff out the old version with a new one more connected with this times, changing any sing of violence or strictness for playfulness.
The ironic things is that probably this garden is the only place in Milan where there isn’t Wi-Fi, here you only can get Wiiiiiiiiiiiiii-Fi
Presentazione film documentario “FAME” (2017) di Angelo Milano e Giacomo Abbruzzese
Documentario sul Fame Festival, festival randagio di arte pubblica, illegale e senza sponsor di Grottaglie, con artisti tra i quali Blu, Conor Harrington, Ericailcane, Os Gemeos, Escif e Vhils.
Il documentario racconta perchè il festival è finito al momento di massimo successo.
Cena benefit (per l’Archivio Primo Moroni) a base di pesce, a cura di Critical Fish
A seguire: presentazione delle attività di vendita diretta del pescato fresco
A seguire: aperitivo-cena e proiezione di un video sul festival dell’Alpe del Viceré (1973).
Domenica 1 aprile ore 12.00:
Mercatino di prodotti biologici, libri, artigianato, riciclo, laboratori, autoproduzioni e quant’altro, a cura di TERREinMOTO, la rete milanese dei mercati agricoli e delle autoproduzioni
“banco di resistenza” a favore degli arrestati No Tav
Aperitivo informativo sui “Giardini Primo Moroni”
Lunedì 2 aprile, ore 20,30 (al Teatro Verdi, via Pastrengo 16):
Portare la valle ovunque! Incontro pubblico No Tav con valsusini indomiti, avvocati, esperti e solidali d’ogni dove
Le false previsioni e gl’impatti reali, le assurdità e le favole, i danni alla salute e le devastazioni di una Grande Opera
Tav: la commedia è finita, ma gli spettatori non se ne vanno, perché finita è anche la paura, insieme con l’isolamento e la rassegnazione
Lo spessore umano d’una battaglia collettiva in cui gl’individui e i territori si fanno più vicini, mentre la Ragion di Stato (e di Mercato) cala dall’alto come Menzogna Armata (di gas lacrimogeni, ruspe, manganelli e “ineluttabilità”)
L’orgoglio afroamericano, i movimenti per i diritti civili e delle donne, la presa di parola degli studenti, la guerra in Vietnam e il rapporto con la controcultura, mentre la “faccia a lungo nascosta del pianeta operaio ricomincia a incrociare le braccia”…
Una densa riflessione sul tema dell’alienazione, affrontato nella sua interconnessione con la dimensione sociale, per “la messa in crisi di un quadro di inciviltà e collasso che permea l’orizzonte in delirio dell’autoreferenzialità neo-liberista”.
I Pesci Ci Osservano: Andrea Labanca, Guido Baldoni, Paolo Ciarchi
Il primo progetto musicale post-sovietico (ma non post-comunista), di fattura italiana, che affronta la visione della catastrofe e dell’irreparabile, raccontata attraverso canzoni in odore di surrealismo russo, accompagnate da tamburi e macchine sonore dal sapore futurista.
Tra provocazione culturale e rammarico disfattista, lo spettacolo (come il disco cui si ispira) sviluppa un percorso fatto di citazioni, riferimenti e personaggi, che delineano la costellazione artistica di Andrea Labanca, fatta di buona letteratura ma anche di cinema
“I PESCI CI OSSERVANO”, è un album autoprodotto distribuito da Egea e edito da Preludio, composto da nove brani inediti, scritti e cantati da ANDREA LABANCA, che danno vita ad uno spettacolo indefinibile, in precario equilibrio tra la canzone d’autore e il teatro dell’assurdo, con uno scenario musicale totalmente, coraggiosamente ‘altro’ e interamente nelle mani, o meglio, nel canto e nell’interpretazione di Andrea Labanca, marcato da un forte retro-gusto di teatro canzone, coraggiosamente accompagnato da GUIDO BALDONI alla fisarmonica e dallo ‘sciamano’ PAOLO CIARCHI con i suoi non-strumenti, modulatori di psico-frequenze.
«Ballate, blues, fuochi fatui, zingari del pallone e palombari (palombari no!) tutto in un vortice che cade verso il basso a divorare poveri scrittori in “erba” e ragazze biondissime del mar Nero che sniffano dall’orlo del baratro. Ci sono ‘cougar’ sempre più affamate in giro! Tranquilli, il facocero non è ancora arrivato. Solo allora si potrà danzare con la bambola afgana.
“Rakia, vodka, coca, ogni biglietto è quello vincente” dice il giostraio “venghino donne!”.
Dalla terrazza del Tacheles si può ancora vedere il mondo e sperare; dalla terrazza del Tackeles si può ancora sognare e guardare la Valle dei Cedri.
Oblomov, ricorda, i pesci ci osservano».
E questa angolatura rende tutto imprevedibile ma molto chiaro, affidandoci una visuale che ci suggerisce il presagio di un sereno disastro.
RICORDIAMO A TUTTI COLORO CHE DESIDERANO PARTECIPARE AL CONCORSO CHE I LAVORI DOVRANNO PERVENIRE ENTRO E NON OLTRE IL 28 FEBBRAIO 2010 ALL’INDIRIZZO MAIL coxnoirgiald@gmail.com RECANDO SEMPRE COME OGGETTO “MILANO NERA” O CONSEGNATI A MANO IL POMERIGGIO, DAL MARTEDÌ AL VENERDÌ, DALLE ORE 17 IN VIA CONCHETTA 18.
A 20 anni dal gennaio 1989, il centro sociale Cox18, occupato e autogestito da 33 anni, viene sgomberato per la terza volta
Il mattino del 22 gennaio 2009, senza che vi fosse stato alcun preavviso, un ingente numero di forze di polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale e tecnici della A2A, bloccano tutte le vie di accesso al centro sociale di via Conchetta 18 e procedono allo sgombero forzoso dello stesso. Amministratori comunali, questore e prefetto si rimpallano la responsabilità dell’operazione. Il Pubblico Ministero sostiene di essere stato avvisato a giochi fatti. Poco importa. Tutti, invece, concordano che l’importanza dell’operazione è che il Comune non perda il valore dell’area. Si tratta di una questione “patrimoniale”.
Dietro alla finta maschera della legalità, lo sgombero cancellava uno spazio vivo e attivo da 33 anni, parte integrante e ormai storica di un quartiere popolare come il Ticinese, punto di incrocio di cultura, controcultura, informazione, controinformazione, per la città e a livello nazionale ed europeo. Un luogo nel quale tutti hanno sempre trovato spazio, idee, confronto, scambio, stimoli.
E’ passato un anno, e proprio come nell’89, l’ondata di solidarietà e di mobilitazioni che ha trasversalmente percorso tutti, interessando numerosi settori della società, ha prodotto la liberazione del centro sociale, piccolo per dimensione ma grande per storia ed incisività.
Tuttavia, il braccio politico-militare di un “ordine nuovo” che si vorrebbe instaurare a Milano, ma non solo, ha concentrato le sue moleste attenzioni su altre realtà e spazi sociali: USI, Torchiera, Micene, Circolo dei Malfattori, Ambulatorio Popolare. Centinaia di denunce a studenti e operai, a chi manifestava per una scuola e per una università diverse, o a chi portava la propria solidarietà davanti ai cancelli della INNSE.
“Cox18 Milano resiste” sono allora tre settimane di iniziative che abbiamo cercato di costruire insieme alla città, per attraversare nuovamente Milano con le azioni, le parole, le voci di chi non è disposto a subire il pugno di ferro degli expo-immobiliaristi assetati di denaro e potere: speculatori accorsi a Milano come delle mosche per banchettare sull’ultimo escremento prodotto dal capitale, l’Expo 2015.
Programma “22 – 13 Cox18 Milano Resiste”
Venerdì 22 gennaio, ore 22.30
Inaugurazione “22 – 13 Cox18 Milano resiste
Interventi di Cox18 e USI
Striscioni, foto, filmati e testimonianze della passione coxiana…
All’interno del programma “22 – 13 Cox18 Milano Resiste” , Pinkitchen propone una gustosa merenda rosa shocking con thé, torte e delizie assortite… per palati vegetariani, vegani e non!
Il più bravo e
noto sul territorio nazionale e tra i primi in Europa: nato e
cresciuto nella scena HipHop, da qualche tempo Tayone indaga l’ambito
elettronico passando attraverso le sonorità Funk e future funky a lui tanto
care… Fabrizio Faraoni – Producer e Dj minimal/nuFunk www.myspace.com/dueffe
La console è il
suo ambiente naturale: le continue variazioni e i cambi di direzione rendono
i suoi dj set unici ed imprevedibili.
I due si incontrano e danno vita a un nuovo set: le atmosfere spensierate e solari del funk si appoggiano su un morbido ed ipnotico tappeto minimal techno
Il risultato è inaspettatamente eclettico e futuristico.
CANNOT MISS !!! Finalmente c’è ALTRO!
Lo aspettavamo da un po’, e alla fine è arrivato…
Fuori dai soliti giri, lontano dalle logiche di pura commercializzazione del divertimento:
ALTRO nasce in COX18 e sarà per tutto l’inverno un appuntamento fisso.
ALTRO non è un altro, ulteriore party che si aggiunge alla lunga lista..
ALTRO è ALTRO!
Diverso, distinto…
ALTRO luogo – Cox18 – Realtà occupata da più di un quarto di secolo, una delle poche roccaforti dell’avanguardia culturale rimaste in città.
ALTRO stile – la cultura ed il divertimento, qui, non si mercificano:
Sottoscrizione all’ingresso e cocktail a prezzo molto contenuto
ALTRO sound – Live e Dj set esclusivi:
I nomi noti ed i nuovi talenti s’incontreranno dando vita a performance inedite ed irripetibili!
Insomma, per chi da tempo è in cerca d’ALTRO, adesso c’è!
scarica la locandina (pdf) (jpeg) e il volantino (pdf)
22-23-24 maggio 2009
Dove: Archivio Primo Moroni, Calusca, Cox18: via Conchetta 18
/// Parco Baravalle: tra via Odoacre Tabacchi, via Tibaldi, via Balilla e via Giambologna – mezzi 59, 3, 15, 90, 91
Venerdì 22 maggio 2009
21.00 – Archivio Primo Moroni
Fabio Agostini e Stefano Marchesoni discutono attorno al testo Dispositivi e Affetti, le passioni tristi tra etica e pedagogia (Mimesis – milano, 2005) – “Immaginiamo ora di scrutare dall’esterno un’aula di liceo. A dispetto di quanto ci saremmo aspettati, la maggior parte degli studenti sembra versare in una quieta indifferenza, in una diffusa mancanza d’interesse e partecipazione emotiva. Hanno sguardi stanchi e demotivati. Da tale indifferenza, che non consiste affatto in un improbabile grado zero dell’affettività, sgorgano le tre passioni tristi dominanti nelle aule scolastiche: noia, rassegnazione e ansia. Il tutto all’insegna di una uniformazione delle proprie reazioni al principio del minimo sforzo: non vale la pena di sforzarsi (donde pigrizia e quindi noia) per dar senso agli automatismi che mi limito ad eseguire (rassegnazione), salvo poi non essere più in grado di capire perché faccio quello che faccio e che cosa desidero davvero (ansia)”
23.00 – Archivio Primo Moroni
Proiezione del film Zero in condotta, di Jean Vigo (1933).
Per tutte le giornate:
banchetto calusca
Libri e materiali per grandi e piccoli
banchetto libreria dei ragazzi
Testi per ragazzi di tutte le età dal nido alle scuole superiori.
banchetto kinesis:
Il comportamento dei bambini non sempre soddisfa le aspettative
della comunità adulta. Dei disagi infantili si preoccupa sempre meno la
pedagogia e sempre più la psichiatria e la genetica.
La diagnosi ADHD (sindrome da deficit dell’attenzione e
iperattività) rappresenta l’esempio più eclatante. Le cure chimiche
previste (come il Ritalin) interferiscono nella crescita a livello
neurologico, la diagnosi considera il soggetto malato a causa di un
comportamento “non idoneo” a una società sempre più omologata e
omologante.
Se si ritiene che l’ambito sociale e relazionale, nel quale il
bambino cresce, sia poco importante e si incasella come patologia ogni
comportamento che non rispecchia i canoni di presuntuosi obiettivi
formativi, la soluzione verrà demandata ad esperti che si avvalgono di
cure farmacologiche invasive.
Così si distrugge l’infanzia, la fantasia, la libera espressività; su tutto ciò cala un sipario di silenzio che va rialzato.
L’ idea di un festival aperto a tutte le espressioni della creatività (teatro, cinema, poesia, editoria) frutto di percorsi di autogestione, antagonismo, cooperazione, è connessa al progetto di riattivare i fili interrotti che a partire dalla beat generation, dalla woodstock nation, dagli yippies, dal maggio ’68 hanno caratterizzato quei movimenti e quelle controculture, che si sono proiettate anche nei decenni successivi, quelli del punk, dell”hip-hop, dei rave autogestiti, dei traveller, dei free-festival, del ’77 o del periodo della “pantera”, dei centri sociali, del movimento di Seattle… fino ad arrivare ai nostri giorni, caratterizzati dalla guerra preventiva e permanente. Tale idea è anche integrata con il progetto di (ri)creare e consolidare un circuito indipendente, che raccogliendo l’esperienza dell’autogestione degli spazi e delle idee, possa riformulare e riproporre eventi e situazioni che siano l’espressione di un modo altro di fare cultura e attivismo politico.
Per noi ” THE BEAT GOES ON” è la naturale conseguenza del percorso iniziato con l’esposizione nel novembre 2005 della mostra ” BEAT HIPPY AUTONOMI PUNK ” attorno alla quale abbiamo sviluppato un percorso che ci ha consentito di attivare nuove relazioni e di consolidarne altre perché le riteniamo fondamentali per il nutrimento di un circuito politico-culturale-artistico indipendente. La mostra ” BHAP ” rimarrà quindi allestita per l’intera durata del festival insieme a “GREETINGS FROM HELL” l’ultimo lavoro espositivo del nostro fratello punk il Prof. Bad Trip. Il festival si propone di ricreare partecipazione, comunicazione e condivisione intorno alle singole proposte e al progetto complessivo attraverso dei momenti di aggregazione e di discussione, come la presentazione di testi, progetti editoriali, film, mostre e altre iniziative riguardanti la storia e il futuro delle autogestioni e delle lotte… con l’idea fissa della strada sempre aperta…!!!
Un festival per fare anche il punto sugli spazi e le esperienze dell’autogestione oggi, per rilanciare le autoproduzioni, il do-it-yourself! Per “relazionare le differenze culturali e creative con le differenti forme del fare politica, con i modi di fare rappresentanza di sé nei confronti dei luoghi del potere e con i differenti modi di organizzare e di rendersi visibili”. In particolare la scelta dei partecipanti al festival (gruppi musicali, teatrali, poeti, scrittori, editori, registi, soggettività operanti negli ambiti del movimento antagonista e di quello delle controculture), privilegia coloro che hanno mantenuto una costante presenza in opposizione alle logiche del capitale totale. Tutto ciò in corrispondenza dell’idea guida del festival perchè la creatività e il rifiuto della società dello spettacolo rimangono strumenti indispensabili per contrapporsi al mercato e alle sue regole. Rilanciare le autoproduzioni del movimento e dell’underground, passa attraverso la consapevolezza della propria identità, personale e collettiva, della propria storia, delle scelte che l’hanno connotata, delle origini, che sono imprescindibili, poiché “tutti i movimenti che nascono dalle esigenze reali vanno in un secondo tempo alla ricerca dei propri antecedenti”.
CSOA COX18-MIL . LIBRERIA CALUSCA CITY LIGHTS .
ARCHIVIO PRIMO MORONI
PROGRAMMA
Venerdi 15 giugno
Area bar Barone Rampante
Ore 19.30
aperitivo con dj KLEOPATRA J
Palco centrale
Ore 21.00 presentazione del libro “FUGITIVE DAYS.
Memorie dai Weather Underground” di Bill Ayers ed. Cox 18 Books. A seguire dibattito, Giancarlo Mattia e John Sinclair.
Area cinema
Ore 1.00 COXMIXCOMIX
Un viaggio nel mondo dell’autoproduzione di film di animazione
I lavori realizzati negli ultimi anni da giovani e indipendenti disegnatori, animatori, graffitari e street artist: GiPi, GGT, Sunwunkung, Karkadan, Tatiana, Unz, 2501, Riccardo Arena, Massimo Ottoni, Magda Guidi, Tiziana Cerri, Cristina Seresini, Elisa Bertolotti, Marta Roberti, Rita Casdia, Sara Migneco, Ericailcane, Virgilio, Inguine.Net, Davide Saracen e Davide Ragona, Paper Resistance, Davide Catania, Gianluca Costantini, Leonardo Guardagli, Blu, Ale Staffa, Leonardo Guardagli, Emanuele Kabu, Nicola Oldrini, Luca Lumaca, Marco Morandi, Luciano Maggiore.
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Sabato 16 giugno
Area dibattiti
Ore 18.00 DALLA VAL SUSA A…
Un patto di mutuo soccorso per continuare le lotte contro le nocività. Le c.d. “grandi opere” e il mondo che le produce. Topo Severo. Nonostante Milano. Partecipano vari esponenti dei comitati di lotta
Area bar
Ore 19.30
Aperitivo con dj MICOL MARTINEZ con impianto Solar Sun Sistem Palco centrale
Concerto: BRAINVILLE 3
Deavid Allen, Hugh Hopper, Chris Cutler
Ore 0.00
Dj MICOL MARTINEZ
Area cinema
Ore 1.00
COXMIXCOMIX
Un viaggio nel mondo dell’autoproduzione di film di animazione.
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Domenica 17 giugno
Area mercato
Dalle 9.30 alle 18.00
Mercato prodotti biologici: Cooperativa sociale 5 pertiche, Associazione di piccoli produttori La Madia Monferrina (ortaggi e frutta); Pian du Lares, Cascina San Lorenzo (formaggi e salumi); Oranami – Azienda Agricola Maurizio Tambornini (formaggi); Azienda Agricola Cebrelli 1887, Cooperativa agricola Valli Unite (vino); Progetto libertario Flores Magon (caffè); Apicultura Cazzani (miele); Pronti via (pane, focacce, dolci); Ital Buffet di MarcoFarè,Wildchild, (alimenti vari), Elicriso (spaccio popolare autogestito); Hierbabuena (cosmesi, prodotti per il corpo e per l’igiene della casa); Associazione Atlantide (cosmesi e prodotti per il corpo); Erboristeria Rivola, Solvetti F. (tisane, tè e infusi); Il giardino degli aromi, azienda agricola Fenix (painte aromatizzate) Shiatsu e Qi Gong.
Area mercato
Ore 11.00
Animazione per bambini: disegnamo e coloriamo le avventure di “Camillo Cromo”
Area dibattiti
Ore 11.00
COME LE BESTIE
partecipano Food not bombs, Laboratorio antispecista
Area bar
Ore 12.00
Concerto dei CANTOSOCIALE
“Chi lè mei a nas un oca – Storie e canti d’aia e di risaia” con impianto Solar Sun Sistem
Area dibattiti
Ore 16.30
COME LE BESTIE
Comunità, vegetariani, vegani e crudisti nel movimento anarchico francese (1895-1938). Presentazione delle campagne: SHAC (Stop Huntingdom Animal Cruelty), AIP e “ChiudereMorini”.La sesta estinzione. Prospettive dell’antispecismo.
Partecipano Food not bombs, Laboratorio antispecista, François Bochet, Anti Loepfe, “Vita da cani” e Joe Fallisi
Ore 18.30
NELLE STRADE DI OAXACA
A un anno dallo scoppio della rivolta. Incontro con una delegazione del CODEP-APPO dello stato di OAXACA, Messico.
Ore 17.30 area mercato
Animazione per bambini: LA BATTAGLIA DEI COLORI
Area bar
Ore 19.30
Aperitivo con Dj FONX con impianto Solar Sun Sistem.
live Militant A,Glasnost e Pol G.: voci
Luca Nevola: chitarra acustica
Marco Creti: pianoforte
Walter Buonanno a.k.a. Bonnot: basso
Gigi Colombo: batteria
Direzione Archi: Brando Spedicato
Musiche arrangiate da: Walter “Bonnot” Buonanno
Consulenza Archi: Brando Spedicato
+ Dj Baro (Colle der Fomento)
Beat hippy autonomi punk… Una mostra sulle controculture e i movimenti che, a partire dagli anni Cinquanta, hanno popolato la nostra vita, hanno segnato il tempo e sognato di lasciarselo alle spalle (“Il tempo è un’invenzione degli uomini che non sanno amare”), hanno stravolto il modo di vivere (politica compresa) e tentato di separarsi dalle separazioni per allargare l’area della coscienza e dare l’assalto al cielo. Una mostra sulla contestazione, sulle lotte e le utopie che hanno caratterizzato un modo nuovo di stare al mondo e di occuparsi del mondo, fondendo la ribellione delle coscienze con la rivolta contro l’esistente. Immagini, parole e suoni per mettere in risalto la specificità di quei movimenti e l’universalità delle idee che li hanno animati. Per ricordare il senso di estraneità e di contrapposizione allo stato di cose presenti, il confronto/scontro tra “personale” e “politico”, l’intrecciarsi tra momenti ludici e momenti luddisti, nella ricerca, tanto ardita quanto irrinunciabile, di una nuova sintesi tra singolare e comune, teoria ed esperienza, memoria e progetto. Allen Ginsberg, Timothy Leary, Diggers, Fugs, Provos, Kabouter, situazionisti, Living Theatre, William Burroughs, psichedelia, Weathermen, Janis Joplin, “Mondo Beat”, capelloni, comontisti, “OZ”, “San Francisco Oracle”, “Frendz”, SDS, Baader-Meinhof, Christiania, Pantere Nere, Pantere Bianche, indiani metropolitani, “A/traverso”, “CONTROinformazione”, “Differenze”, “Fuori!”, G.d.C., L’Orda d’Oro, “Puzz”, “Re Nudo”, “Rosso”, “Metropoli”, “I Volsci”, “Insurrezione”, “Senza galere”, Soccorso Rosso, Cooperativa Punti rossi, Sex Pistols, Patti Smith, Ranxerox, “Sniffin’ Glue”, Dead Kennedys, Helter Skelter, Vidicon, Virus, Crass, “Nero”, Lydia Lunch, Officine Schwarz, “Vague”, punk e creature affini… La mostra, senz’alcuna pretesa di esaustività e partendo innanzitutto dal vissuto dei suoi curatori Giancarlo Mattia e Marco Philopat, vuole tracciare per grandi linee lo scorrere di anni affollati in cui la complessità delle proposte si coniugava con pratiche di socializzazione-solidarietà-condivisione-trasversalità. In quegli anni, dopo la fiammata rivoluzionaria che aveva posto fine al Grande Massacro della Prima Guerra mondiale e riscaldato i quattro angoli del Pianeta (da Mosca a Berlino, dalla Patagonia a Seattle) fino ai primi anni Venti, (ri)affiorava l’aspirazione a una comunità reale che fosse luogo ospitale per scelte di vita altra, contro la logica valoristico-mercantile e la società dello spettacolo. Perché proporre una mostra come questa proprio oggi che alla noia della “sopravvivenza” (marchio sacrificale di fabbrica della “società dei consumi” degli anni Sessanta) è subentrata la fatica di arrivare alla fine del mese, oggi che l’epoca delle passioni tristi celebra il suo spento trionfo sull’estate dell’amore, oggi che la Democrazia e l’Economia hanno realizzato su scala planetaria la loro ultraterroristica e totalitaria pretesa d’imporsi come rimedi ai disastri e alle mostruosità da loro stesse prodotti? Per una ragione nient’affatto culturalistica e documentaria, bensì perché Beat hippy autonomi punk… avevano ragione, mentre Stato capitale preti poliziotti avevano torto. Ieri, come oggi: dalle bici bianche di Amsterdam alle tute nere di Genova.
Una delle performer più significative degli anni ’90, nessun altro artista del XX secolo ha lottato così tenacemente per forgiare e scolpire la sua personalissima visione e produzione artistica. Lydia Lunch ha realmente conquistato nuovi territori con un percorso altamente innovativo, attraverso la musica, i libri performance spoken word, film, la fotografia e pure la poesia
H 22.30 Proiezione del film “Twenty to Life: the Life & Time of John Sinclair” di Steve Gebhardt (Usa 2003, b/n e col. 86’) v.o. sott. it. http://www.youtube.com/watch?v=tRcpEN755lI John Sinclair, poeta-performer, attivista politico, giornalista, produttore musicale e quanto mai altro sia stato protagonista della lunga stagione di contestazione, sul finire degli anni sessanta, negli Stati Uniti. Questo documentario, ricco di filmati d’archivio e interviste recenti, racconta la vita di una presenza poliedrica e dirompente, che molto ha influito sulla controcultura americana.
Sabato 5 novembre
H 21.30 Lampi di critica radicale a partire da Giorgio Cesarano L’incontro, fra l’altro, prevede: – presentazione del nuovo numero della rivista “Antasofia” dedicato a Giorgio Cesarano – narrazioni e considerazioni sull‚esperienza di Ludd (1969-1971) – presentazione di Apocalisse e sopravvivenza. Considerazioni sul libro “Critica dell‚utopia capitale” di Giorgio Cesarano e sull‚esperienza della corrente comunista radicale in Italia, di Francesco Santini (Kuki) -interventi su alcune ricezioni attuali del pensiero di Cesarano (in particolare sulla rivista “Tiqqun”). Autopresentazione di “Antasofia”: Antasofia è un progetto che valuta i saperi nel loro gioco costruttivo e sovversivo insieme, nel tentativo di opporli, confonderli, macchinarli, eccedendo palesemente la mediocrità di una statica gerarchia, attraverso momenti di caos nell‚ordine del discorso. Ontologia del presente come pratica politica. L’autogestione è il ritmo di questa ricerca, collettiva e individuale; il lavoro sulle relazioni che siamo capaci di esprimere localmente non è altro che il lavoro sui nostri stili di vita, sulle condotte, su ciò che ognuno di noi costruisce nella complessità della propria storia individuale. Nell’attraversare i piani di questo territorio politicamente ultrasensibile, diviene urgente cercare chiavi di lettura possibili che consentano di agire il presente, con una cassetta degli attrezzi di cui si sia sempre pronti a ridefinire gli strumenti.
H 21.30 Lumi di Punk – Geografie controculturali italiane dagli anni Ottanta a oggi: la scena milanese raccontata da Marco Philopat, Elena Ferrarese, Cristina Pecchillo, Tiberio, Paolo e molti altri
H 23.00 proiezione del film “DOA (A Right of Passage)” di Lech Kowalski (Usa 1981, 90’) v.o. sott. it http://www.youtube.com/watch?v=q2CbNRVHPM0 Un film insolente e accattivante sulla musica punk sul e fuori dal palco. Girato nel 1978, come, quando, mentre è successo, DOA è senza dubbio documento leggendario e definitivo della generazione punk, vista attraverso la caduta dei Sex Pistols durante il loro sfortunato tour negli Stati Uniti che segnò la rottura della band e la morte di Sid Vicius. DOA racconta con dirompente energia e personale sensibilità il punk in tutta la sua interezza: le prestazioni esplosive dei primi esperimenti del movimento, compresi quelli dei Sex Pistols. Ma non mancano altri gruppi come gli X-Ray Spex con il loro leggendario “Oh Bondage Up Yours”, The Rich Kids, Generation X, Sham 69, The Dead Boys… DOA, come la musica stessa che racconta per immagini, è un film caotico, claustrofobico, cattivo, che punta dritto negli occhi: è riuscito veramente a catturare qualcosa del forte conflitto di quegli anni tra il sistema classico e la gioventù arrabbiata.
Venerdì 11 novembre
H 21.30 Lumi di Punk – Geografie controculturali italiane dagli anni Ottanta a oggi: la scena toscana e ligure raccontata da Bad Trip, Robertino Peter Punk
Il desiderio dissidente Lea Melandri racconta e discute dell’esperienza della rivista “L’erba voglio”, della figura di Elvio Fachinelli, della pratica dell’inconscio, del movimento delle donne e d’altro ancora Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l’Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano, di cui è stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. è stata redattrice, insieme con lo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista “L’erba voglio” (1971-1978), di cui ha curato l’antologia: L’erba voglio. Il desiderio dissidente (Baldini & Castoldi 1998). Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni Settanta e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino a oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L’infamia originaria (L’erba voglio 1977 e Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d’amore (Rizzoli 1988 e Bollati Boringhieri 2002); Lo strabismo della memoria (La Tartaruga 1991); La mappa del cuore (Rubbettino 1992); Migliaia di foglietti (Moby Dick 1996); Una visceralità indicibile. La pratica dell’inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta (Fondazione Badaracco, Franco Angeli 2000); Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia (Bollati Boringhieri 2001). Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: “Ragazza In”, “Noi donne”, “Extra Manifesto”, “L’Unità”. Collaboratrice della rivista “Carnet” e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista “Lapis. Percorsi della riflessione femminile”, di cui ha curato, insieme ad altre, l’antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista (Manifestolibri 1998).
H 21.30 Lumi di Punk – Geografie controculturali italiane dagli anni Ottanta a oggi: la scena bolognese raccontata da Elena Velena e Laura dei Raf Punk
Una delle band rappresentative di quella incendiaria stagione punk che ha reso famosi i gruppi italiani in tutto il mondo. Presto, però, hanno cominciato a rivolgersi alle loro radici, recuperando i suoni e lo spirito del punk 77 senza ispirarsi ad un gruppo particolare ma cercando sempre di creare uno stile personale. Domenica 13 novembre H 16.30 Sul vivere in comune: Urupia è in programma un incontro con Antje e Rolf, due compagni tedeschi partecipi del progetto Urupia, la Comune del Salento che molti conoscono, e che a molti di più converrebbe conoscere. Questi compagni potranno illustrarci il percorso nel movimento sovversivo tedesco degli anni Ottanta che li ha condotti a questa scelta, nonché la storia e le prospettive future dell’esperienza urupiana, che lo scorso maggio ha compiuto i suoi primi dieci anni. Prima di concludere il pomeriggio con una degustazione gratuita dei prodotti di Urupia, Paolo Ranieri proporrà una riflessione e un dibattito sul senso delle comuni, cercando di scoprire come mai, a fronte di un sempre rinnovato interesse per questo tipo di scelte, nei fatti, tale pratica continui a mantenersi ultraminoritaria, incappando non di rado in dolorosi scacchi. E se sia possibile ricavare delle indicazioni di ordine generale dalla serena resistenza di questi compagni che vivono nell’apparentemente remoto Salento, eppure appaiono assai meno isolati di quanto accade di percepirsi a chi vive circondato dalle metropoli dell’apparenza.
H 22.30 proiezione del film “My Generation” di Thomas Haneke e Barbara Kopple (Usa 2001, col. 103’) v.o. sott. it http://www.youtube.com/watch?v=HBORY8qufKg Woodstock: il nome evoca gloriosi scenari. Anziché scavare nella memoria di un evento focale per la controcultura del ‘68, Barbara Kopple segue l’evolversi del mito attraverso le sue recenti ripetizioni. Woodstock ‘69, Woodstock ‘94 e Woodstock ‘99: ce ne sarebbe per parlare di de-generazione, ma la documentarista lascia da parte il suo spirito acido per viaggiare in mezzo alla folla. Il risultato è un film estremamente sfaccettato, illuminante tanto sulla commercializzazione della libertà (con il passare delle edizioni, per garantire sicurezza e migliori servizi, il raduno appare sempre più confinato in una sorta di bunker) quanto sulle risposte dei giovani a questo desiderio di aggregazione. Tre generazioni a confronto. Molte cose cambiano, ma la musica resta: trenta anni di storia e di rock, il migiore di tutti i tempi, da Joni Mitchell ai Nine Inch Nails, da Santana ai Rage Against the Machine, da Jimi Hendrix ai Limp Bizkit, e molti altri ancora. Per guardare chi siamo oggi e capire chi eravamo.
Giovedì 17 novembre H 21.30
Proiezione dei film diretti da Antony Balch e scritti da William S. BurroughsThe Cut-Ups (Uk 1966, b/n 18’) v.o. sott. it Towers Open Fire (Uk 1963, b/n 9’) v.o. sott. it Certo esigui sono i film tratti da (o ispirati ai) testi letterari di Burroughs, e questo perché la sua opera è ben poco cinematografica nel senso classico del termine, a causa della scarsa importanza che lo scrittore attribuisce al plot narrativo. La sua è un’estetica non lineare, frammentaria, la sua è una scrittura affabulatoria e gergale, fatta di continue associazioni visive. Logico, quindi, che l’equivalente filmico della sua letteratura non può che avere uno stile “sperimentale” e fare uso del cut-up, un procedimento caotico e casuale, derivante dal collage dadaista, che consiste nel tagliare e incollare pezzi di testo alla ricerca di nuovi significati. Burroughs lavorò su questo procedimento a partire dal 1959 insieme a Brion Gysin, singolare figura di pittore sperimentale e romanziere, che ne è il vero scopritore; Gyson e Burroughs applicarono il cut-up a varie forme artistiche e a un po’ tutti i supporti. Nel campo cinematografico il risultato sono una serie di cortometraggi raggruppati sotto il titolo di Thee Films, realizzati con l’inglese Antony Balch I primi due cortometraggi, Towers Open Fire (1963) e The Cut-Ups (1966) hanno una struttura piuttosto simile, infatti ritroviamo le stesse immagini con un montaggio sempre diverso ma rapido, seriale e frastornante, accompagnate da un collage sonoro altrettanto ossessivo. The Cut-Ups presenta una colonna sonora particolarmente aggressiva dominata dall’interazione e la sovrapposizione martellante di 2 parole “yes” e “hallo?”. H 23.00 concerto di Steve Piccolo e Gak Sato: AUTOSPOND/AUTOSPIA – Nudo sorvegliato pasto sorvegliante cortocircuito-cutup con clandestino omaggio a Hunter Thompson
Venerdì 18 novembre H 21.30
Spettacolo teatrale Milano 70allora di Walter Leonardi, Paolo Trotti, Flavio Pirini con Walter Leonardi regia di Paolo Trotti
Milano70allora è un concept show sugli anni 70 filtrati dallo sguardo di un bambino che sta crescendo e ha tra i 4 e 14 anni. In lui si mischiano frammenti di realtà a pezzi di mitologia urbana, più che urbana di cortile, che in quegli anni, per i bambini, erano la stessa cosa. E la vita arriva al cortile attraverso il passaparola e le reazioni degli adulti a quel mondo di paura che si annida nei box e subito fuori dal cancello di casa. Milano 70allora è la storia del Garelli a tre marce che insieme al telecomando rappresenta la vera rivoluzione, la velocità, il precipitare degli eventi, il cambio produttivo che porta con sé il microchip e la fine delle fabbriche, la fine della classe operaia, gli scontri, i morti, la perdita dell’innocenza. Milano 70allora è anche la storia di tre ragazzi uccisi da quegli anni là, di tre corpi rimasti senza vita, vittime della necessità di cambiare le carte in tavola al potere immobile e immobilista. In quegli anni è stato gettato il seme che ha germogliato negli anni 80, 90 ed è arrivato fino a noi. Televisioni private, radio libere, neo liberismo, precarietà nel lavoro e nella vita. La grande rivoluzione nichilista del punk, il futuro promesso solo al giorno dopo e la vita vissuta in affitto fino ad affittare il nostro tempo, la nostra libertà, il nostro corpo.
H 17.00 Dentro fuori ai bordi dell’autonomia Presentazione del libro “Gli operaisti” ed. Derive Approdi 2005, con Gino Tedesco, Francesca Pozzi, Ferruccio Gambino, Jairo Daghini Le assemblee autonome in fabbrica: Alfa Romeo e Porto Marghera Le assemblee autonome in fabbrica: un operaio dell’Alfa Uno di Porto Marghera
Alberto Grifi partecipò alle riprese del Festival: più di 30 ore di materiale videoregistrato… Come riproporre dopo tanti anni le immagini girate dai “video-teppisti” che insieme ad Alberto Grifi avevano ripreso e documentato le giornate del Festival? Ci piacerebbe che soprattutto quelli che passarono al Parco Lambro in quei giorni, ci venissero a trovare durante la serata: il montaggio del film sarà realizzato dai partecipanti, che potranno selezionare e creare nuove sequenze, interrompere il flusso dei documenti dell’epoca per lasciare il proprio racconto, la propria memoria, la propria capacità di confrontare quello che sembra un lontano passato remoto confinato nel sogno rivoluzionario, con l’attuale fascismo in cravatta e doppio petto. Ci sarà uno schermo interattivo, attraverso il quale le persone, con lo spostamento del proprio corpo, potranno seguire un vero e proprio processo di frammentazione, montaggio, disseminazione e ricomposizione dell’immagine.
La stagione dei processi Intervengono Pippo Pelazza e Ugo Giannangeli
H 21.30 La rivoluzione non è una cosa seria Film documentario di Marilena Moretti Prodotto nel 2005 da Marilena Moretti e da Donatella Botti per BIANCAFILM, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Zenit Arti Audiovisive è la primavera del 1971. Un gruppetto di estremisti di buona famiglia e di buone letture, insieme con qualche giovane proletario incazzato, lascia Torino per stabilirsi a Ponte a Egola in Toscana, in un casale abbandonato. Di fatto, quella di Ponte a Egola diventa una comune, tra il modello hippy di quegli anni e quello di un “nucleo rivoluzionario”. L’intenzione è di rompere con i vecchi schemi delle organizzazioni politiche, per praticare nel vissuto quotidiano la RIVOLUZIONE. Al casale si arriva costeggiando il cimitero e l’Egola, un torrente infestato dalle zanzare e dalla puzza degli scarichi delle concerie. Un luogo inospitale, isolato, che in qualche modo rispecchia la diversità di quest’esperienza. Al nucleo originario di Torino, si aggiungono ben presto altri ragazzi di Milano, Genova, Firenze, una ventina in tutto, attratti dallo stesso bisogno di radicalità. Li accomuna il desiderio di vivere contro le regole, al di fuori del carcere della famiglia e del lavoro, di vivere “senza riserve e senza tempi morti”. Si rifanno ai situazionisti, Debord e Vaneigem, come pure al Jerry Rubin di Do it!. Leggono Marx ed Engels, Anton Pannekoek e Paul Lafargue. Amano i poeti francesi ed esaltano le imprese della Banda Bonnot. Uno dei loro slogan è Contro il capitale, lotta criminale. Sul muro del casale, con la vernice rossa, c’è scritto: La rivoluzione non è una cosa seria. Vivono dell’aiuto economico dei genitori, di minime attività artigianali, di qualche furto. Si procurano gli stupefacenti in farmacia, fanno dei trip, sono protagonisti di azioni provocatorie. è il loro modo di praticare l’illegalità e il rifiuto del lavoro. Si definiscono comontisti (da comontismo, tentativo di traduzione del termine marxiano Gemeinwesen, ovvero comunità: “l’espressione dell’essenza umana, negatrice del capitale come dominio delle merci sugli uomini”). Dell’esperienza rimane traccia nei volantini, negli scritti, nella rivista “Comontismo. Per l’ultima Internazionale”. La comune di Ponte a Egola si scioglie dopo appena un anno, nella primavera del ’72. La sua fine è accelerata dal crollo di una parte del casale, da dissidi ideologici e dal sopravvento della realtà. Il gruppo si divide tra Firenze, Torino e Milano. Chi finisce in carcere, chi si ritira nel privato, chi ha problemi con l’eroina. Nessuno di loro è mai più tornato a Ponte a Egola. I rapporti si sono interrotti. Qualcuno è morto. Di altri si sono perse le tracce. L’autrice del film, realizzato nello stile del video-diario, era tra loro. In questi trent’anni ha pensato spesso di salire in macchina e andare a vedere che ne fosse stato di quel casale. E che ne fosse stato di loro. E finalmente ha deciso di farlo.