09 Marzo 2019
TARTIT + Psychophono
Live on Stage: TARTIT
Dj Set: Psychophono
Psychophono
TARTIT
Prima data italiana del tour dei Tartit, gruppo della regione di Timbuktu (Mali) che perpetua la tradizione musicale dei nomadi Kel Tamasheq. Il nuovo album ‘Amankor’ (L’esilio) segna l’atteso ritorno degli iconici guardiani della musica Tuareg. Musica ipnotica che diffonde un messaggio di pace e, mentre trasporta l’ascoltatore nelle distese del Sahara, parla della complessità di una cultura sotto attacco.
Nel 2006 i Tartit hanno pubblicato il loro acclamato album ‘Abacabok’, sebbene siano trascorsi tredici anni il gruppo rimane saldo nella sua missione: diffondere un messaggio d’amore e lanciare un monito sulle condizioni dei Tuareg. ‘Amankor’, registrato a Bamako nel sud del Mali, contiene appelli alla solidarietà e alla riconciliazione e canzoni piene di nostalgia per il deserto.
A seguito di una delle rivolte dei Tuareg, nel 1995, i nove futuri membri del gruppo, tutti maliani, stavano vivendo nei campi profughi mauritani e burkinabé. Così nasce Tartit, far musica per resistere, per ritrovare e riaffermare la propria identità pur nell’esilio. La musica, la poesia e il canto hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella società Tuareg.
La band ha suonato nei più grandi festival di world music al mondo, raggiungendo lo status di guardiani del genere. Con una strumentazione tradizionale e un repertorio originale, la loro musica parla direttamente dei problemi di oggi, e vuole preservare il suo valore fondante in un popolo nomade. Tartit si traduce come “unione”, un nome appropriato per una band composta da membri di tutti i livelli della società, che cantano, ballano e suonano l’uno accanto all’altro.
Guidati dalla carismatica cantante Fadimata Walet Oumar, conosciuta come “Disco”, la band è composta da quattro donne cantanti che accompagnano la loro voce con ritmi percussivi ciclici, e cinque strumentisti maschili velati, con chitarre, flauto, ngoni; un’esperienza di canzoni e ballate a ‘botta e risposta’ che conduce lungo un viaggio irripetibile.
Con l’impatto visivo dei loro bellissimi abiti tradizionali trascinano il pubblico nel deserto, sia musicalmente che visivamente. Altri complessi “blues sahariani” hanno in gran parte abbandonato gli strumenti tradizionali in favore di formazioni più convenzionali da ‘rock band’; i Tartit invece abbracciano gli strumenti autentici della loro tradizione come il tende, (tamburo Tuareg tradizionale), il teherdent (ngoni a tre corde), e l’imzad (composto da crine di cavallo e una zucca).
Essendo una band a conduzione femminile, la vita dei Tuareg è vista attraverso gli occhi delle donne. In canzoni come “Tiliaden N’Asahara” (Le ragazze del Sahara), si descrivono le difficoltà della vita quotidiana. Nonostante la mancanza di acqua, educazione e assistenza sanitaria, non si può che amare il deserto e si chiede al mondo di aiutarlo a rianimarsi.
Nella società tuareg le donne godono di diritti uguali agli uomini. L’importanza loro riconosciuta del prendersi cura della famiglia è il soggetto di “Tamat” (La donna) “La donna è il pilastro centrale della tenda, e se il pilastro cade, l’intera tenda cadrà”. Una breve canzone a cappella, “Haoua” è un accorato lamento di una madre che è stata derubata del bestiame in assenza di suo figlio, perdendo così la possibilità di sopravvivere.
La nostalgia è al centro del tema dell’album. “Asaharaden” ricorda come il Sahara un tempo, prima di essere diviso dalla guerra, fosse pacifico e meraviglioso. Allo stesso modo, “Akaline” allude all’amore per la patria, per i fratelli e le sorelle scomparsi, nonché ai tempi più sicuri della loro infanzia. Nonostante questi profondi rimpianti per ciò che è stato perso, Tartit rimane un faro di speranza per il popolo Tuareg e tenacemente si adopera per un futuro più luminoso.
“Afous Dafous” che significa “Tenersi per mano”, è una canzone ispirata a un gioco dei bambini, e incoraggia l’unità e la solidarietà. Nessun altro brano incarna tutto ciò che la band rappresenta più di “Tanminak”, dove cantano: “Condividiamo la stessa terra, dobbiamo essere uniti, quindi riconciliamoci”, messaggio che questi ambasciatori della cultura tradizione Tuareg continuano a diffondere ovunque.