COILGUNS (CH)
Band Svizzera beniamina della scena DIY vi aggredirà in tutti i sensi grazie al loro mix di influenze che si ispira ai Breach, Terra Tenebrosa, Knut e gli immortali Converge. Dopo due album granitici, Commuters e Millennials, i Coilguns stanno travolgendo l’Europa con show dal pogo infernale. Sono qui al Cox pronti a rimandarvi tutti a casa con i lividi. https://www.facebook.com/coilguns/
Wrong
WRONG (USA)
I Wrong sono una band noise rock/alt metal di Miami con membri dei TORCHE e Kylesa, nati nel 2014 dalle ceneri dei Capsule. Dopo un EP e un’omonima release si presentano a Milano con loro nuovo album, Feel Great, una collezione di 11 canzoni con di riff brutali che sono non solo più cattivi e incazzati che mai ma anche attenti alla melodia. Una band che vi travolgerà lasciandovi senza fiato. https://www.facebook.com/pg/WRONGriff
The Mauskovic Dance Band ( Amsterdam )
combines elements of cumbia, Afro-Caribbean rhythms, & space disco in equal measure to create a unique hypnotic groove. The group is the brainchild of Nicola Mauskovic, Amsterdam based producer and multi-instrumentalist. The Mauskovic Dance Band is:
Nicola Mauskovic, Donnie Mauskovic, Em Nix Mauskovic, Mano Mauskovic, and Juan Hundred.
Tropic Disco Sound System
Collettivo basato a Milano e formato da Gio, Brother Charlie, Rootikalist. Instancabili avventurieri musicali propongono una selezione da tutto il mondo, con un particolare attenzione ai Caraibi, Africa e America Latina , ovviamente su vinile.
THE GOLDEN GRASS ci presentano il loro terzo ed ultimo Lp “Absolutey” (Listanable Records). Si tratta di un power trio fortemente ispirato dall’hard rock underground americano di meta’ anni settanta, quando molte band avevano un “sapore” soul, specie nelle parti vocali (Montrose, Totty, Grand Funk Railroad, Cactus per dire..). Grossi riff e belle melodie con in piu’ un tocco di blues psichedelico. https://thegoldengrass.bandcamp.com/ https://www.facebook.com/thegoldengrass/
WEDGE incidono per la label italiana HeavyPsych Sounds (2 album all’attivo) e suonano selvaggio e durissimo fuzz rock’n’roll. Il leader Kiryk Drewinski (voce e Gibson SG) e’ un ex Liquid Visions e The Magnificent Brotherhood, ha quindi un background psichedelico che arricchisce il loro stile, merito anche delle parti di organo Hammond suonate dal bassista Dave Gotz. https://www.wedgeband.com/ https://wedgeband.bandcamp.com/ https://www.heavypsychsounds.com/
Prima data italiana del tour dei Tartit, gruppo della regione di Timbuktu (Mali) che perpetua la tradizione musicale dei nomadi Kel Tamasheq. Il nuovo album ‘Amankor’ (L’esilio) segna l’atteso ritorno degli iconici guardiani della musica Tuareg. Musica ipnotica che diffonde un messaggio di pace e, mentre trasporta l’ascoltatore nelle distese del Sahara, parla della complessità di una cultura sotto attacco.
Nel 2006 i Tartit hanno pubblicato il loro acclamato album ‘Abacabok’, sebbene siano trascorsi tredici anni il gruppo rimane saldo nella sua missione: diffondere un messaggio d’amore e lanciare un monito sulle condizioni dei Tuareg. ‘Amankor’, registrato a Bamako nel sud del Mali, contiene appelli alla solidarietà e alla riconciliazione e canzoni piene di nostalgia per il deserto.
A seguito di una delle rivolte dei Tuareg, nel 1995, i nove futuri membri del gruppo, tutti maliani, stavano vivendo nei campi profughi mauritani e burkinabé. Così nasce Tartit, far musica per resistere, per ritrovare e riaffermare la propria identità pur nell’esilio. La musica, la poesia e il canto hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella società Tuareg.
La band ha suonato nei più grandi festival di world music al mondo, raggiungendo lo status di guardiani del genere. Con una strumentazione tradizionale e un repertorio originale, la loro musica parla direttamente dei problemi di oggi, e vuole preservare il suo valore fondante in un popolo nomade. Tartit si traduce come “unione”, un nome appropriato per una band composta da membri di tutti i livelli della società, che cantano, ballano e suonano l’uno accanto all’altro.
Guidati dalla carismatica cantante Fadimata Walet Oumar, conosciuta come “Disco”, la band è composta da quattro donne cantanti che accompagnano la loro voce con ritmi percussivi ciclici, e cinque strumentisti maschili velati, con chitarre, flauto, ngoni; un’esperienza di canzoni e ballate a ‘botta e risposta’ che conduce lungo un viaggio irripetibile.
Con l’impatto visivo dei loro bellissimi abiti tradizionali trascinano il pubblico nel deserto, sia musicalmente che visivamente. Altri complessi “blues sahariani” hanno in gran parte abbandonato gli strumenti tradizionali in favore di formazioni più convenzionali da ‘rock band’; i Tartit invece abbracciano gli strumenti autentici della loro tradizione come il tende, (tamburo Tuareg tradizionale), il teherdent (ngoni a tre corde), e l’imzad (composto da crine di cavallo e una zucca).
Essendo una band a conduzione femminile, la vita dei Tuareg è vista attraverso gli occhi delle donne. In canzoni come “Tiliaden N’Asahara” (Le ragazze del Sahara), si descrivono le difficoltà della vita quotidiana. Nonostante la mancanza di acqua, educazione e assistenza sanitaria, non si può che amare il deserto e si chiede al mondo di aiutarlo a rianimarsi.
Nella società tuareg le donne godono di diritti uguali agli uomini. L’importanza loro riconosciuta del prendersi cura della famiglia è il soggetto di “Tamat” (La donna) “La donna è il pilastro centrale della tenda, e se il pilastro cade, l’intera tenda cadrà”. Una breve canzone a cappella, “Haoua” è un accorato lamento di una madre che è stata derubata del bestiame in assenza di suo figlio, perdendo così la possibilità di sopravvivere.
La nostalgia è al centro del tema dell’album. “Asaharaden” ricorda come il Sahara un tempo, prima di essere diviso dalla guerra, fosse pacifico e meraviglioso. Allo stesso modo, “Akaline” allude all’amore per la patria, per i fratelli e le sorelle scomparsi, nonché ai tempi più sicuri della loro infanzia. Nonostante questi profondi rimpianti per ciò che è stato perso, Tartit rimane un faro di speranza per il popolo Tuareg e tenacemente si adopera per un futuro più luminoso.
“Afous Dafous” che significa “Tenersi per mano”, è una canzone ispirata a un gioco dei bambini, e incoraggia l’unità e la solidarietà. Nessun altro brano incarna tutto ciò che la band rappresenta più di “Tanminak”, dove cantano: “Condividiamo la stessa terra, dobbiamo essere uniti, quindi riconciliamoci”, messaggio che questi ambasciatori della cultura tradizione Tuareg continuano a diffondere ovunque.
Sun Araw è il moniker con il quale Cameron Stallones ha costruito ed evoluto la sua miscela musicale psicotropa, spaziando senza soluzione di continuità tra forme distorte di dub, improvvisazione a ruota libera e affondi nel funk più allucinato.
L’ultima configurazione della Sun Araw Band ha firmato “Activated Clowns”, uscito nel 2019 su NNA Tapes.
Sono tornati con rancore. Il nuovo album, “Evil Moods”, chiarisce le cose fin dal titolo. Il suono è più cupo e secco di prima, riuscendo a mettere in atto movimenti soul e quasi funky su storie di disperazione e farla franca come se il Pop Group fosse cresciuto su un acquitrino mentre faceva il bagno in una palude: sono i Movie Star Junkies!
Icelandic post-punk meets death-synth trio Kælan Mikla returns for the group’s third album, Nótt Eftir Nótt. Topping a year that catapulted the band onto stages shared with the likes of The Cure and Placebo, Nótt Eftir Nótt is Kælan Mikla at their most confident, and their most deadly. It’s been five years since Margrét Rósa Dóru-Harrysdóttir, Laufey Soffia, and Sólveig Matthildur Kristjánsdóttir formed the band in Reykjavik, but after several tours and high-profiles stages, as well as two critically-acclaimed albums, Kælan Mikla has brought their A-game in a big way.
Starting off quietly with a creepy, gothed-out ethereal intro, Nótt Eftir Nótt erupts with post-punk brilliance and synthlines that harken back to the bad old days of the Batcave, big hair, and Egyptian-inspired eye-liner. Tracks like the melancholy “Hvernig kemst ég upp?” are wonderfully delightful, while the band goes for the big goth dance number on “Skuggadans,” succeeding with glorious ease. Near the end of Nótt Eftir Nótt, when you’ve already ingested a healthy dose of Diamanda Galas meets The Birthday Party, the title track, produced by popular Icelandic electronic wizard Bang Gang, is basically perfect.
Hot on the heels of shows at Roadburn, Meltdown, and The Cure’s 40th Anniversary, as well as a Fall tour supporting King Dude, Kælan Mikla are set to take their place as one of darkest aural poets on the world stage.
John Wesley Myers – as he really is called – first introduced himself as a member of The Immortal Lee County Killers from Auburn, Alabama. Then he became one half of the Black Diamond Heavies cult band, formed in Nashville in 2004. The self-named “vagrants of the world” attacked blues music from a punk perspective, and may be unmatched in performing uncorrupted, scaled and shattered music in this genre.
In that case, James Leg himself would decide to record a solo album in the form of “Solitary Pleasure”, which has since had two sequelers, and the above-mentioned “Below the belt” and the last full length ” Blood on the Keys “released in autumn 2016. All released by the quality-conscious Burbank-based label Alive Naturalsound, which also launched several other cross-border names such as The Black Keys, Lee Bains III and The Glory Fires, Scott Morgan and Andre Williams.
James Leg performs without exception as a duo, centered on the song and distant Fender Rhodes organ and his faithful companion Mat Gaz on drums. It is a high-grade rock’n’soul show, with the sweat lingering and the constant groove everywhere. The song is a chapter in itself. Imagine, if it’s possible, somewhere between Louis Armstrong and Tom Waits. James Leg makes music that hits you straight in the heart and stomach, where it matters, and it’s impossible to sit still. In addition, it’s a wide repertoire, James Leg can tear your heart out of your body if he just wants, as in the incredibly beautiful “I’ll take it” from the last album, and in the next second rock the ass of you with such funky ” Human lawn dart “or punky” Hugging the line “.